Albertazzi e il MdF

 

Uno potrebbe chiedersi, cosa c’entra Albertazzi col Mdf ?

 

Albertazzi è nato il 20/8/1923 a Villa “I Titti”, a Fiesole. Un po’ di storia di questa villa, con particolare riguardo al suo “carattere anglosassone”.

 

“Un po’ di “amercan style” in via di Vincigliata, a Firenze al “confine” con Fiesole, sì perché qui al numero 26 si trova “The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies”.

La villa fu la residenza dello storico dell’arte Bernard Berenson, ma prima ancora fu di proprietà degli Zati che la cedettero nel 1563 a Giulio d'Alessandro del Caccia. Fu di proprietà della vedova di Niccolò di Francesco degli Alessandri, Porzia di Tommaso de' Bardi nel 1603 e restò dei discendenti dei suoi figli fino al 1854, quando il conte Gaetanto Alessandri la cedette a John Temple Leader, eccentrico magnate inglese che possedeva gran parte di Maiano ed aveva il suo centro preferito nella vicina Vincigliata.

Alla sua morte tutte le sue proprietà furono ereditate da lord Westbury. Nel 1906 il famoso critico e storico dell'arte Berenson con sua moglie Mary Pearsol Smith decisero di acquistarla. I coniugi si occuparono del suo restauro chiedendo aiuto alla ditta Duveen Brothers per la quale passarono molte delle opere italiane ospitate nei musei statunitensi.

La villa I Tatti divenne uno dei più importanti centri della comunità anglosassone fiorentina e della cultura della città in generale nella prima metà del Novecento. In essa passava il fior fiore delle élite cittadine e straniere in visita.

Nel 1936 Bernard Berenson lasciò la villa, insieme all'importante collezione di arte del XIV, XV, XVI secolo, alla biblioteca e alla fototeca, in eredità alla Harvard University, che ne ha fatto la sede del Centro di Storia del Rinascimento italiano. Qui lo studioso morì, nel 1959, all'età di novantaquattro anni.”

 

Albertazzi, in un articolo, parla della sua biografia :

 

Sono nato a Fiesole. A dire il vero qualcuno sostiene che sono nato in Borgo San Jacopo, battezzato in Battistero e poi trasportato fugacemente a San Martino (Fiesole). Chissà perché? San Martino a Mensola, era un luogo arcadico. Da quelle parti ci sono stati Swift, D'Annunzio, Soffici, Swiburne, la Woolf, Berenson, ecc.

Io sono nato lì, perché mio nonno ere "maestro muratore" di Berenson e noi abitavamo una dèpandance della villa "I Tatti". Mio padre faceva il deviatore. Non c'entra niente col pilotaggio, significa che mio padre "deviava "i treni delle FF.SS. Non proditoriamente, ma agendo da una cabina piena di leve posta lungo la ferrovia. Mio padre era di origine emiliana. Mia madre è casentinese. Ho vissuto in campagna fino a diciott'anni.

 

Da questo articolo della Treccani :

 

“Davanti agli occhi estasiati di Giorgio fanciullo e poi adolescente, sfilavano automobili lussuose con a bordo le belle signore che si recavano a I Tatti per i rituali anglosassoni del tè: immagini di grande eleganza, appaiate a quelle dei grandi della cultura e dell’arte internazionali, frequenti visitatori della villa. Il tutto non poteva che stimolare fantasie di ascesa sociale in un ragazzo che abitava in un’umile casa contadina, dove il bagno consisteva in un buco con il secchio d’acqua vicino. E crescere nelle vicinanze di quell’ambiente gli fu utile per l’apprendimento delle lingue (dal francese all’inglese) e per stabilire contatti con lo smart set.”

 

“[…] ricerche scientiste e propensione allo spiritismo e all’occulto, vitalità progettuale e disperazione nichilistica, ascetismo e sbandierato erotismo dionisiaco, ovvero il suo duende, nel senso di incantamento – un termine della cultura popolare spagnola reso celebre nel mondo da Federico García Lorca nella sua conferenza Juego y teoría del duende (1933).

Felice di sfoggiare un indubbio glamour femmineo e di essere oggetto del desiderio altrui, non celava il suo compiacimento nel far perdere la testa a tanti, tra cui Luchino Visconti, che invano provò a conquistarlo[]”

“Ma il fascino sornione che l’attore sprigionava dalla sua figura, tra il dandy disincantato e l’entertainer irresistibile, e dalla sua gestualità flemmatica e sobriamente danzerina, gli attirò consensi fanatici anche nel pubblico maschile e feroci ostilità.”

“Fu il coprotagonista di L’année dernière à Marienbad di Alain Resnais (L'anno scorso a Marienbad, 1961), in cui, accanto a Delphine Seyrig, recitò in francese senza essere doppiato; il film ricevette il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia e rimase sei mesi in cartellone a New York”.

 

Spiritismo, occultismo, piace anche agli uomini, col suo fascino femmineo. Che l’assassino abbia, per caso, visto il film (a New York) ? Nella trama non ci sono rimandi particolari :


“La serata teatrale organizzata in un sontuoso albergo di lusso si trasforma, per una giovane spettatrice, in un complicato viaggio nella memoria. Uno sconosciuto intraprendente insiste di averla conosciuta l'anno precedente a Marienbad e di essere stato il suo amante, ma la donna non ne è affatto sicura. L'uomo desidera portarla via, ma la donna non fa altro che rimandare l'evento. Il film non rivela chi dei due abbia ragione e si perde nei numerosi flashback dei protagonisti che intrecciano passato e presente, che pronunciano pochissime battute, mantenendosi quasi sempre statici sulla scena.”

 

Però c’è un curioso gioco, coi fiammiferi, che avrebbe attratto sicuramente Zodiac, col suo amore per l’enigmistica e la crittografia :

 


Fece tendenza e rimase in voga il "gioco dei fiammiferi", che mostrato nel film aveva una valenza simbolica. Il gioco, una variante dell'antico Nim, consiste nel disporre 16 fiammiferi in 4 file decrescenti, rispettivamente di 7, 5, 3 e 1 elemento, come mostrato nel riquadro a sinistra: ognuno dei due giocatori, a turno, deve togliere dal tavolo un numero di fiammiferi a piacere, purché da un'unica fila. Vince chi riesce a giocare per ultimo, lasciando sul tavolo l'ultimo fiammifero all'avversario.

 

Ma veniamo a particolari "abilità", sorprendenti, di Albertazzi, riportate in questo articolo. Se non sapessi che l’ha detto lui, dubiterei delle sue facoltà mentali…

 

So leggere la psiche guardando la schiena”. Era solo un ragazzo, quando si è accorto di avere il dono della chiaroveggenza. Così Giorgio Albertazzi ha iniziato a studiare quella parte del cervello normalmente inattiva che consente solo a pochi, percezioni extrasensoriali. Ricerche esoteriche, ma non spiritismo: “Sono un nemico acerrimo di chi sostiene di comunicare con i morti – spiega – Se pure dovesse esistere un aldilà, è per noi inintelligibile. Non c’è ragione per cui un cavallo morto divenuto una stella, possa comunicare con altri cavalli”. Quali capacità si è reso conto di avere? “Se posavo la mano su una foto, senza guardarla, potevo vedere cosa stesse facendo la persona ritratta”. E poi? “Un uomo in Messico mi ha insegnato a leggere il destino psichico delle persone guardandogli la schiena, senza che gli occhi interferiscano con la percezione”. Avrà conosciuto altri sensitivi.. “Sì, abbiamo costituito un gruppo di studiosi provenienti da vari paesi del mondo. Poi qualcosa si e’ rotto, proprio alla vigilia di un viaggio esoterico. Purtroppo”.

 

Conferma di aver fatto parte di un gruppo esoterico, e in questo articolo, quando l’intervistatore dice :


E' fin troppo evidente che ha venduto l'eventuale anima al demonio.
«Mi sono occupato in passato di ricerche esoteriche con un gruppo che poi ho lasciato perché aveva preso derive mansoniane. Stavo a Pompei. Uno di loro venne a trovarmi e si schiantò intenzionalmente con la sua Dino Ferrari contro il guard rail. “Tanto Giorgio ci protegge”, aveva detto. Un altro esaltato afferrò una sera un coltello, voleva accoltellarmi».


Un gruppo che rischiava di diventare alla “Manson”… violento.

 

Nella famosa missiva a Silvia Della Monica, il MdF utilizza ben 6 caratteri da pag. 28, il titolo dell’articolo:

Albertazzi : “Vorrei essere una donna”.

Il sottotitolo inizia con : “Al sesso femminile”, dice Giorgio Albertazzi “invidio la bellezza, il garbo, la grazia”.


Facciamo un po’ di dietrologia… di bias cognitivo. Lo so, ho sempre criticato quelli delle piste esoteriche, e della strategia della tensione, ma per una volta, mi ci metto anch'io. Riassumiamo…

Albertazzi, è nato a villa “I Tatti”, sulla direttrice casa di JB-Rabatta (vedi dopo), una villa che è stata un noto punto di riferimento per la società e la cultura anglosassoni.

Albertazzi, un uomo dal fascino poliedrico, che piaceva anche agli uomini… ha avuto un forte interessamento per la pista esoterica, tanto da attribuirsi poteri speciali, vedeva il retro di una foto senza guardarla, posandoci sopra la mano… Ha fatto parte di un gruppo che rischiava di diventare violento, alla “Manson”.

Il MdF “pesca a piene mani” da un titolo in cui Albertazzi confessa che avrebbe voluto essere una donna… che fosse stato colpito da Albertazzi, dal suo fascino, e soprattutto dal fatto che l’attore confessa  che avrebbe voluto essere una donna, forse come lui desiderava ?

 

Da casa di JB alla villa I Tatti, ci sono 13,2 km in linea d’aria, procedendo verso NE, e da “I Tatti” al luogo dell’omicidio di Rabatta ci sono 20 km in linea d’aria, sempre procedendo verso NE… una delle sue direttrici preferenziali… l’altra era SO, quando “tornava indietro”, facendo un nuovo omicidio. Curioso… che casa sua, la villa I Tatti, e l’omicidio di Rabatta, sono quasi su una linea retta !

Non sto certo dicendo che JB abbia conosciuto Albertazzi di persona, sebbene possibile… ma che forse è passato anche lui da Villa “I Tatti”, dove si respirava un’aria e una cultura anglosassone, visto che, per ben due volte, Rabatta e Vicchio, si è mosso in quella direzione.

 

Dal titolo su Albertazzi, della rivista, il MdF ha preso ben 6 caratteri… dei 41 usati (togliendo i numeri), ed è il record ! La pagina è quella più usata, fra tutte quelle (20) da cui ha pescato i caratteri !

Le altre pagine più usate sono, con 5 caratteri ciascuna:

pag. 34 “Salerno : Quando voleva la droga”

pag. 35 “Mio figlio mi picchiava a sangue”

pag. 45 “Mammina fammi morire a casa”


Nota : Se consideriamo pag. 34 e pag. 35 come un unico titolo, il che è logico, il titolo: “Salerno: “Quando voleva la droga, mio figlio mi picchiava”, è il più “gettonato”, con ben 10 caratteri !

 

La Vecchione, nella sua analisi del “retro” dei caratteri, trova l’acqua… ma non crede che il significato del titolo possa c’entrare. Lei analizza i 9 caratteri che hanno dietro del testo scritto, non immagini o spazi vuoti. Dice che sul retro di questi 9 caratteri ci sono rimandi all’acqua, paradiso, orologio etc. etc… OK.

Io le ho fatto notare, più volte, che nei rimanenti 32 caratteri, dietro, non c’è niente di significativo. La Vecchione, e qui, secondo me, c’è un grave salto logico, dice che questi 32 caratteri vanno interpretati con le parole usate nel titolo, DONNA, PREOCCUPATEVI, UCCIDERE, MORIRE, TRIONFATO, etc.


O è zuppa, o è pan bagnato… 9 caratteri vanno guardati dietro, e 32 davanti, e questi 32 sono di carattere “minaccioso”. I 9 rimandano a Zodiac e i 32 a cosa servirebbero ? Lo sappiamo anche noi, senza la missiva, che si trattava di un SK !

E’ noto che volesse uccidere le donne, e che queste dovessero preoccuparsi di morire, perché il SK voleva trionfare su tutto e su tutti. Non c’era bisogno che ci facesse un “riassuntino” della vicenda, le sue gesta erano note a tutti. Manda una missiva con un “messaggio segreto”, che, oltre ai rimandi a Zodiac, ci fa sapere che era un SK pericolosissimo ? Non ce n’era bisogno !

Poi… se un messaggio è in qualche modo “criptato”, la chiave di lettura dev’essere univoca. Non posso “a volte”…  guardare il retro del carattere, e “a volte”… il recto.

Alle mie critiche, sebbene lei stessa dica che a volte (32 volte su 41, cioè nel 78% !), bisogna guardare la parola da cui è tratto il carattere, cioè il davanti, sbrigativamente, e a mio modo di vedere incomprensibilmente, nega la possibilità che il titolo possa c’entrare.

Dice che non è possibile che un soggetto volesse essere una donna, avesse un passato di droga, fosse stato trascurato da piccolo etc. etc. Ma chi l’ha detto ? Conosce alla perfezione la biografia di JB ?

 

Io non sono certo un crittografo… ma so che esistono molteplici chiavi di lettura, possibili. Puoi dare significato al TITOLO, alla PAROLE che vengono usate, alla SEQUENZA con cui vengono usate, al SIGNIFICATO dell’articolo, che magari si dicosta dal tiolo… etc. etc. le possibilità sono tantissime. Ci vogliono veri esperti ed un computer, non per niente hanno impiegato 51 anni a decrittare il famoso Z340 di Zodiac.

Io rimango su un’interpretazione semplice, di primo acchito. Immagino che il MdF venga colpito, per primo, dal titolo. Poi, se ha voluto anche giocare con le sequenze dei caratteri, allora ci vuole il crittografo.

 

Ritorniamo alla dietrologia spiccia… ho prospettato in ben 3 post, qui, qui e qui (basta cercare, a destra, l'etichetta "Omosessualità latente")… la possibilità che Z/MdF fosse un omosessuale latente. Ipotesi originariamente avanzata da Paul Avery, per quanto riguarda Zodiac.

La pagina più usata dal MdF riguarda Albertazzi, che dice che avrebbe voluto essere una donna… questo titolo l’ha colpito particolarmente, tanto che ha usato ben 6 caratteri da quel titolo ! Albertazzi, che forse il MdF ha conosciuto indirettamente (film) o da cui, comunque, è rimasto affascinato.

Si dice che JB, in gioventù, abbia praticato l’esoterismo… un punto in più per avvicinarlo ad Albertazzi.

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