Operazione "Search and Destroy" significa, alla lettera, “Cerca
e Distruggi”. Facile, no ? Vai, ti guardi attorno, e appena trovi un Vietcong, lo fai fuori.
Più facile a dirsi che a farsi. Tanto per dire, mentre “passeggi”
tranquillamente nella giungla, ti può capitare di dover attraversare un fiume…
ci sono quei fastidiosi animaletti, le sanguisughe.
Ma soprattutto attento a dove metti i piedi !
In un precedente post abbiamo
visto che a volte la giungla era così fitta che i soldati procedevano a 100
metri all’ora ! Un’ora per fare solo cento metri ! Armato di machete, il
capofila procedeva lentamente, e il lavoro era così duro che bisognava dargli
il cambio, con un altro soldato, ogni dieci minuti.
Alle volte c’era un sentiero già battuto, ma non bisognava
accelerare troppo il passo, incautamente. Ecco cosa poteva aspettarti:
Se, pensando di essere più furbo dei Vietcong, sceglievi
una via alternativa, anche se più impegnativa, passando dove c’era dell’acqua…
Dal libro
di John Quintrell “ My 365 Days With The Wofhounds in Vietnam 1968-1969. A
combat Veteran’s Journey”. Quintrell combattè in Vietnam dal 21 agosto 1968 al
21 agosto 1969, nei mitici Wolfhounds, lo stesso reggimento di cui faceva parte JB. Ecco il racconto di una tipica operazione “Search and Destroy”.
I primi giorni di Search and
Destroy passarono senza intoppi. Ero stanco di essere graffiato dall’erba
elefante e dalla macchia.
L’erba elefante è una pianta che può superare i due metri
d’altezza, ottima per nascondersi, ma vale anche per l’avversario…
Arrivammo a 2 chilometri da
dove originariamente eravamo entrati nella giungla. Il tenente Baker decise che
saremmo stati più sicuri organizzando la nostra imboscata lontano dalla giungla
e in campo aperto. Questo portava buone e cattive notizie. La buona notizia è
che non saremmo stati mangiati vivi da quelle zanzare che portano la malaria.
La cattiva notizia è che non avremmo avuto assolutamente nessuna copertura che
ci separasse dal nemico in arrivo. In ogni caso era un'altra occasione per
uccidere più NVA o farci uccidere. Decidemmo per un AP (access point, posto
assegnato) in campo aperto. Ci disponemmo in linea retta con elementi di
sicurezza nelle retrovie, nel caso che qualche deficiente di VC si fosse perso,
e fosse accidentalmente arrivato sulla nostra posizione, nella sua strada di
ritorno verso la Cambogia.
Mi sentivo meglio riguardo ai
nuovi ragazzi della mia squadra. Stavano maturando molto rapidamente e si erano
comportati bene negli scontri a fuoco che avemmo.
Ci sedemmo al confine della
giungla e consumammo la nostra razione C serale. Non avremmo visto un
elicottero di rifornimento per un altro giorno, quindi il razionamento era
importante. L’acqua non era un problema, perché il triplo strato della giungla
ha pozze d’acqua dove si raccoglievano le piogge dei monsoni. Quando finimmo,
tutti scavammo una buca per seppellire la spazzatura. La cosa più importante
era camuffare bene la terra smossa.
Quando uno doveva fare i suoi
bisogni, si allontanava dal sentiero di circa 10 iarde, scavava una buca e
quando aveva fatto, copriva e camuffava il buco. La NVA aveva cani da caccia
che potevano sentire il nostro odore mentre ci facevamo strada attraverso la
giungla. Non c'era bisogno di dare ai cani altro da annusare. Una cosa che
abbiamo imparato è che se spruzzavi un po' di repellente per insetti attorno al
buco, il cane non avvertiva il padrone. Era il crepuscolo, ed era ora di
dirigerci verso il nostro sito AP.
Abbiamo sempre iniziato a
camminare nella direzione opposta a dove ci saremmo diretti. Sapevamo che
c'erano occhi che ci osservavano costantemente e non volevamo che la NVA
indovinasse dove andavamo. Ci spostammo di 200 iarde e facemmo una sosta di 10
minuti. Non appena fu buio pesto, ci alzammo e cambiammo la rotta verso la
direzione del sito AP. A volte era così buio che dovevi aggrapparti allo zaino
di chi camminava davanti a te. In quelle notti la luce delle stelle era
inutile.
La distanza media di un passo è
5 di piedi. Quando l'uomo in testa ha contato 100 passi, sa di aver percorso
500 piedi. La preparazione quella notte è andata senza ulteriori complicazioni.
Ho sorpreso un paio di ragazzi che si erano assopiti durante il turno di
guardia e li ho avvertiti che la prossima volta gli avrei tagliato la gola.
Impressionante, vero ? Giungla fitta, caldo asfissiante, zanzare che ti
mangiano vivo. Razionamento, stratagemmi per nascondere la spazzatura ai cani.
La sensazione di essere perennemente osservati, marcia a zig-zag per confondere
gli “inseguitori”, una notte così buia che neanche le stelle erano d’aiuto.
Contano perfino i passi… e tutto questo come preambolo ad un eventuale, sanguinoso, scontro a fuoco.
Già… la notte… anche in aperta campagna, in Toscana, se non c’era la luna, il buio era assoluto. Forse il MdF sceglieva quelle notti sia perché “sapeva”, da guardone qual era, che i suoi colleghi preferivano le notti con la luna (vedi post), sia perché era “abituato ad operare” nel buio più completo.
Avvicinarsi ad una macchina con dentro una coppietta
indifesa, senza essere visto, era letteralmente un gioco da ragazzi, per uno che
aveva fatto delle operazioni Search and Destroy in Vietnam.
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