Uno sniper ?

 

Prendo lo spunto da un post, sul gruppone FB, di un irriducibile “sardista”.

Riporta la perizia Arcese-Jadevito, con l’intento di dimostrare che il MdF, dopo tutto, non sparava mica tanto bene, anzi non era “professionale”… mi fa venire in mente il povero Segnini, che si affanna a dimostrare che Zodiac non era abile in crittografia… vedi post.

Innanzitutto ci sono due perizie Arcese-Jadevito che prendono in considerazione, tra le altre cose, la capacità di tiro dell’assassino.

La prima è del 8/7/1982 dopo l’omicidio di Baccaiano, la seconda del 6/2/84, dopo l’omicidio dei tedeschi. Leggiamo la prima (in blu), nella parte che riguarda le capacità di tiro.

 

CARATTERISTICHE DI MASSIMA DELL’OMICIDA

COME TIRATORE DI PISTOLA

 

Non può negarsi che l’affrontare tale argomento presenti enormi difficoltà tecnico-logiche oltre che presenta il fianco, in quanto ai risultati, a conclusioni a dir poco azzardate. Tuttavia, gli scriventi cercheranno, sulla base di dati obbiettivi, di delineare la fisionomia dell’autore (o degli autori) degli assassinii con riguardo alle capacità dimostrate nell’utilizzare un’arma da fuoco a scopo omicida.

Dall’attenta lettura delle perizie medico-legali e dei verbali dei sopralluoghi, può dirsi che tutti i colpi sono stati sparati, contro i bersagli, da distanze molto brevi se non proprio, in alcune occasioni, a bruciapelo. Tale fatto, purtroppo, consente in modo limitato di vagliare il grado di capacità dello sparatore nel tiro mirato: il bersaglio, che in questo caso è un corpo umano, sulle brevi o brevissime distanze, non presenta difficoltà né di sagoma né di concentrazione rosata.

 

Premettono, giustamente, che le conclusioni sono a dir poco azzardate… e dato che i bersagli erano vicini, è difficile valutare la mira dell’assassino.

 

Relativamente, poi, all’elezione del bersaglio, è stato notato che nei primi due duplici omicidi (Lo Bianco-Locci e Gentilcore-Pettini), i colpi hanno attinto tutti zone del cosiddetto “grosso bersaglio” (tronco, braccia, gambe), mentre negli altri 3 dupili omicidi (Foggi-De Nuccio, Baldi-Cambi e Migliorini-Mainardi), oltre ai colpi al grosso bersaglio risulta che per ben 8 volte è stato interessato il cosiddetto “piccolo bersaglio” (testa).

 

Da zodiacchista… l’omicidio del 1968 non conta, quindi finora, al tempo della perizia, tre volte su quattro ha colpito testa e bersaglio grosso. Otto colpi alla testa, in tre omicidi, non sono mica pochi. Aggiungo però che a Giogoli Rusch ha ricevuto due colpi al viso, Stefanacci, nel 1984, un colpo dietro l'orecchio sinistro, e Nadine ne ha ricevuti tre al volto a Scopeti. Quindi globalmente solo nel 1974 non ha sparato alla testa. In sei omicidi su sette ha sparato alla testa: 85,7% dei casi. Ma di che stiamo parlando ? La diceria che “col tempo ha migliorato” il suo MO, sparando alla testa, è poca cosa.

 

Per quanto attiene, poi, al tipo di munizionamento utilizzato, anche in questo caso è stata notata una differenza fra i primi due duplici omicidi e i rimanenti, infatti per gli omicidi Lo Bianco-Locci e Gentilcore-Pettini sono state usate cartucce, marca Winchester, del tipo “ad alta velocità” (proiettile ramato), mentre per gli omicidi Foggi-De Nuccio, Baldi-Cambi e Migliorini-Mainardi, sono state utilizzate cartucce Winchester del tipo “standard” (proiettile non ramato).

 

Non vedo che implicazioni abbia il tipo di cartuccia impiegato, con la mira dell’assassino. Aveva finito le cartucce ramate? Però successivamente, a Giogoli, ne usa una. Forse all’inizio (nel 74) si sentiva meno sicuro, e ha impiegato cartucce ad alta velocità (ramate), e poi ha visto che “non ce n’era bisogno”… vai tu a saperlo.

 

Un ulteriore dato da considerare è quello relativo alla scelta dell’arma, fatta dall’omicida. Come già ampiamente illustrato, siamo in presenza di una pistola Beretta cal.22. L.R., con caricatore dalla capacità di 8 oppure 10 colpi ed, eventualmente, uno in canna.

Sulla base di tali premesse possiamo, ora, formulare alcune considerazioni. Se si accetta per verosimile l’assunto altrui che l’omicida abbia fatto usao dell’arma da fuoco, prima di tutto per neutralizzare l’uomo e poi per uccidere la donna al fine di attuare su di essa quella mutilazione, che costituisce lo scopo del crimine, ne consegue che l’arma da fuoco ha una funzione meramente strumentale e che la sua utilizzazione ha caratteristiche di complementarietà finalizzate al raggiungimento di un evento in cui la morte rappresenta solo la fase intermedia.

In forza di tale presupposto, secondo una stretta logica criminale, sarebbe conseguenzialmente necessaria, da parte dell’autore, l’utilizzazione di un mezzo che, nel più breve tempo possibile, gli consentisse, nel modo più efficace, l’ottenimento di quel risultato (morte delle vittime) che abbiamo definito intermedia. Ma allora quali garanzie di successo può dare una pistola cal. 22 L.R. ?

In altri termini, quali sono le capacità di “neutralizzazione” che ha su un uomo (o una donna) un proiettile cal.22 L.R. esploso da un’arma corta ?

 

Riassumo il successivo paragrafo, i periti dicono che i mafiosi usano armi con cal. 9 parabellum, 38 special, 357 magnum, 7,62 x 39 (Kalashnikov) ecc. Segue una lunghissima e noiosa digressione sul potere d’arresto etc. etc. e la conclusione :

 

“Per cui, test balistici, editi negli Stati Uniti, sotto un aspetto pratico, consigliano, in linea di massima, di adottare per la difesa una pistola o un revolver di calibro non inferiore al 9 parabellum o 38 special.”

 

Ora… senza nulla togliere alla fama e all’esperienza dei periti… cosa c’entra la Mafia ? I mafiosi possono avere tutte le armi di questo mondo ! Gli americani, e ironia della sorte il killer, che è americano… non li ascolta… consigliano come minimo 9 parabellum o 38 special. Certo, se vuoi tenere una pistola in casa, da difesa, ma se vuoi andare ad ammazzare coppiette in giro, di notte ? Guardate quali “doti” possiede una Beretta cal.22, che potrebbero tornare utili ad un SK :

 

1) È piccola, facile da nascondere, pesa poco.

2) Fa poco rumore.

3) Poca vampa di fuoco, non rimani abbagliato.

4) Rinculo quasi assente; migliora il tiro, non per niente viene usata nei poligoni di tiro.

5) E’ comunissima ! Gli inquirenti sono ammattiti a rintracciare venditori e proprietari di migliaia di Beretta cal 22 …

 

Poi… una cosa è se l’acquisto io, o la casalinga di Voghera… un’altra se la tiene in mano un ex-veterano del Vietnam, pluridecorato, che ha fatto operazioni “Search and Destroy” nelle infide giungle del Vietnam e della Cambogia, contro i Vietcong !

Un tizio del genere, usa il coltello come Rambo, e l’abbiamo visto. Se le cose non vanno bene… se i primi colpi non uccidono le vittime, sarà mai un problema, per uno come lui, finire col coltello due poveri sventurati ragazzi stretti dentro un’autovettura ???

PROPRIO perché si trattava di un soggetto del genere, si è potuto permettere il lusso di usare una pistola cal. 22. A parte i vantaggi che abbiamo visto prima, il fatto che non usasse pistola/proiettili molto potenti, avrebbe dovuto mettere la pulce nell’orecchio, agli inquirenti !

 

Come conseguenza delle premesse, sopra esposte, si possono formulare solo due ipotesi, in senso strettamente logico, circa la personalità dell’omicida e le sue qualità come tiratore di pistola. La prima ipotesi è che si sia trattato sempre della stessa persona, la seconda è quella che vede riconducibili gli omicidi a due persone diverse.

 

“due persone diverse”… più corretto dire “due o più”… visto il marasma di ipotesi che sono state fatte sul MdF. Arcese e Jadevito non potevano immaginare le elaborate e inverosimili teorie, dai satanisti, alla strategia della tensione, che si sarebbero succedute negli anni.

 

Prima ipotesi

Si tratta di un individuo per il quale la scelta dell’arma è limitata ad un fatto puramente occasionale o, quanto meno, obbligato (ad esempi, è l’unica che possiede ed altre non può possederne).

 

Esatto, può anche essere questa la spiegazione, del perché usò sempre la Beretta cal.22. Anziché andare sul parabellum 9 o sul cal 38… potevate premetterlo anche prima… senza concludere che non si intendeva molto di armi, perché ha usato questa.

 

Parimenti occasionale, oppure obbligata, è la scelta del munizionamento (dopo ave esaurito le cartucce ad alta velocità, ha utilizzato quelle a velocità standard, di cui era già in possesso).

 

Appunto, come sopra, senza tante pippe mentali sul perché abbia usato prima le cartucce ad alta velocità, e poi le standard, arrivando ad ipotizzare, per questo, che i successivi omicidi (dal 3° in avanti) vedessero la mano di un soggetto più esperto (vedi poi).

 

Per quanto riguarda, poi, la differenza di elezione dei bersagli, la si potrebbe ricondurre ad un affinamento maturato con l’esperienza: potrebbe aver notato, nei primi due casi, come i tempi di neutralizzazione delle vittime fossero troppo lunghi in dipendenza delle traumatizzazioni da proiettili indirizzati al grosso bersaglio, per cui nei seguenti tre duplici omicidi ha iniziato, quasi gradualmente, a colpire la testa delle vittime, tant0 è vero che nell’episodio Migliorini-Mainardi, ultimo in ordine di tempo, la causa della morte, sia nell’uomo che nella donna, è riconducibile a ferite alla testa.

 

Ho già detto sopra, che tolto Signa (ipotesi Zodiac), non colpisce alla testa solo a Rabatta, quindi siamo a sei su sette (85,7%) omicidi in cui colpisce alla testa. Vogliamo derubricare, una volta per tutte, questo specioso argomento che “migliora col tempo”, “si fa più esperienza”, o addirittura “poi colpisce un altro” ? Stiamo parlando del nulla.

 

Come già anticipato, nulla può dirsi delle capacità nel tiro mirato, poiché mancano parametri di valutazione.

 

Lo sottolineo, perhè se i due periti non si pronunciano, nel merito, non voglio più stare a sentire che non sparasse bene. Non si sa se sparasse bene o male, semplicemente perché non ha avuto l’opportunità di mostrare le sue eventuali capacità, chiaro ?

 

Infine, non sembra dotato di “professionalità” nel compiere omicidi con armi da fuoco (nulla denota il possesso di cognizioni di base con riguardo al mezzo per recare l’offesa - caratteristiche balistiche dell’arma, delle cartucce, ecc. -, sia con riguardo alle modalità di attuazione dell’offesa stessa - elezione, almeno iniziale, del bersaglio -). Il modus operandi denoterebbe una persona che ha dimestichezza solo occasionale con le armi da fuoco.

 

Veniamo alla “professionalità” che gli autori, ambiguamente, mettono fra virgolette. Cosa intendiamo, un killer di professione ? Un Killer della Mafia ? Un appartenente ai SAS, ai Berretti Verdi, uno dello Shin Bet ? Uno sniper che ti centra un bersaglio ad un chilometro di distanza ? Abbiamo già visto che i periti stessi non entrano nella valutazione della capacità di tiro mirato, quindi ?

Nulla denota il possesso di cognizioni di base con riguardo al mezzo per recare l’offesa . Le aveva le cognizioni di base… tanto che si è “permesso” di usare una comodissima cal. 22.

Caratteristiche balistiche dell’arma, delle cartucce. Come sopra. Cosa doveva fare ? Spara e basta, punto. Doveva forse far vedere che era capace di cambiare il caricatore in tre decimi di secondo ? Boh…

Elezione, almeno iniziale, del bersaglio. Abbiamo visto che in sei omicidi su sette colpisce alla testa, non vi basta (“Uno a testa, vi basta ?” Come le lettere ai magistrati…) ?

Dimestichezza solo occasionale con le armi da fuoco. In base a che ? Datemi retta, ha maneggiato anche le M-60… calibro 7,62 x 51 mm NATO…

 

Inoltre, la mancanza di “professionalità” la si coglie anche dal fatto che non riesce a sfruttare compiutamente l’elemento sorpresa; prova ne siano i colpi spesso esplosi in maniera non concentrata (si osservino le ferite di alcune vittime) che denotano da una parte chiari segni di istintiva difesa, dall’altra un illogico “sperpero” di munizioni, riconducibile, a parere degli scriventi, ad un susseguirsi di colpi esplosi, ad eccezione dell’ultimo caso, in celere cadenza ed in maniera disordinata. L’unica giustificazione la si potrebbe intravvedere solo nelle scarsissime condizioni di luminosità.

 

Io partirei proprio dalla fine… luna sotto l’orizzonte = buio assoluto ! Sfido chiunque, anche un killer mafioso, a non “sprecare” neanche un colpo, sparando col buio pesto. Ma avete presente cosa vuol dire sparare al buio ??? Tanto è vero… che forse le cose non sono proprio andate così… quel birbante di Zodiac, escogitò un trucchetto… legava una piccola pila coassiale alla canna. Spiega tutto dettagliatamente in una lettera. Si viene a creare un cono di luce, con al centro un piccolo cerchio nero, dato dalla bocca della canna. Come dice lui… bastava sparare nel cerchio nero, senza neanche usare il mirino ! Forse quel cono di luce, in qualche occasione, ha allertato le vittime, da ciò le ferite istintive da difesa, di cui parlano i periti, e la mancanza di una completa sorpresa.

Spreco di colpi, cadenza celere e disordinata; era un suo difettuccio, dato dalla sua innata pigrizia. Nella stessa lettera, Zodiac dice che “bastava che li innaffiassi di colpi come con un tubo dell’acqua”. Non si cura di stare a spaccare il capello… o di vincere una medaglia al tiro a segno… una gragnuola di colpi, ed è fatta.

 

Poi i periti si cimentano nella “seconda ipotesi”: più autori. Non nel senso di più autori che agiscono contemporaneamente, ma che l’assassinio dei primi due omicidi sia diverso da quello dei seguenti tre omicidi.

In sostanza l’autore dei tre omicidi era più esperto perché elimina l’uomo con più efficacia, attardandosi a sparare uno o più colpi di grazia (vedi mio post) sulla vittima maschile, e perché colpisce alla testa. I periti però rilevano che stona, con questa ipotesi, il fatto che nei seguenti tre omicidi abbia usato cartucce a piombo nudo, meno efficaci.

Faccio notare che i SK apprendono con l’esperienza ! A parte che a Rabatta la vittima maschile non gli ha dato nessun grattacapo… potrebbe anche essere giunto alla conclusione che era meglio accertarsi della morte delle vittime, specie maschili, Da qui i colpi di grazia alla testa con le armi da fuoco e le numerose coltellate, post mortem al fegato, torace etc. Una semplice constatazione, dopo l’esperienza “sul campo”, non occorre ipotizzare che ci fossero due SK diversi, come esperienza ed efficacia nell’azione.

 

Caratteristiche di conservazione d’efficienza dell’arma dal 1968 al 1982

 

Un lungo discorso… riporto le conclusioni

 

Premesso quanto sopra, i sottoscritti periti sono del parere che l’arma, utilizzata per i 5 duplici omicidi, abbia conservato, nel corso degli anni, la sua efficienza iniziale in conseguenza, molto verosimilmente, sia di un uso oculato che di un’idonea manutenzione.

 

Quindi il soggetto che ha “dimestichezza solo occasionale con le armi da fuoco”, se la cava egregiamente in quanto a manutenzione ed uso oculato dell’arma…

 

Veniamo alla seconda perizia Arcese Jadevito.

Ricevettero l’incarico il 22/3/84, non si sa esattamente la data in cui la depositarono, forse 1-2 mesi dopo, comunque è del 1984, dopo l’omicidio di Giogoli, ma prima di quello di Vicchio, Rontini/Stefanacci.

La perizia si sofferma a lungo sui 4 bossoli, e sui proiettili repertati nell’omicidio dei tedeschi, così come sulla dinamica del delitto.

Rilevo come nell’omicidio dei tedeschi uno dei sette proiettili è ramato ! Allora come la mettiamo con la storiella che l’ipotetico secondo autore, dopo aver usato sempre proiettili in piombo nudo nel 3°-4° e 5° omicidio, in questo 6° omicidio, a Giogoli,, ne mette uno ramato ? Il fatto di essere più o meno “esperti”, a seconda delle cartucce usate, non ha nessun senso.

In sostanza i periti ribadiscono tutti i concetti prima esposti, aggiungendo, dopo l’omicidio di Giogoli, che l’autore “denota grande celerità nei movimenti di spostamento” . In generale preferiscono la prima ipotesi, sempre lo stesso autore in tutti i delitti. Riassunto finale :

 

Pertanto, l’omicida dovrebbe avere tali caratteristiche:

 

1)- Si tratta di una sola persona;

2)- non è dotato di “professionalità”, bensì di una buona esperienza (maturata nel tempo);

3) – probabilmente, pur non essendo un tiratore sportivo, ha buona dimestichezza con le armi da fuoco (e con le armi da punta e taglio, siano esse proprie che improprie).

Infine, relativamente all’utilizzazione costante della stessa arma, nel ribadire quanto assunto nell’esposizione della prima ipotesi (pag 106, del primo elaborato peritale), si potrebbe aggiungere che tale costanza, per imperscrutabili motivi di ordine psicologico, possa essere dettata, anche, dalla volontà di apporre la propria “firma” ad ogni “opera” compiuta. Tuttavia corre l’obbligo di precisare che tale ultimo assunto, non potendo essere corroborato da dati scientifici, resta una illazione degli scriventi.

 

Qualche noticina conclusiva… i due periti evidenziano che sparava al buio. Dopo gli studi di Jacopo Cioni, con un software apposito, sappiamo che la luna era sempre sotto l’orizzonte, quindi buio pesto ! Tutte le valutazioni sulla “mira” (tiro mirato), e sulla “professionalità”, devono tener conto di queste condizioni iniziali.

Faccio l’amico del giaguaro contro me stesso, esaminando una situazione che i periti neanche considerano: la possibilità, probabile, che i ragazzi avessero le luci di cortesia accese, in macchina ! Forse non in tutti i casi. Credo di sì a Giogoli, se Rusch stava leggendo, e la radio era accesa. Probabile anche a Baccaiano, la Migliorini si stava rivestendo, dopo. Forse anche a Scopeti, nonostante non sia stata trovata nessuna fonte di luce all’interno della tenda. Sembra paradossale, ma reputo molto improbabile che dei campeggiatori vadano a dormire al buio, senza nessuna fonte di luce nella tenda. Il fatto che non sia stata trovata, implica che il mostro l’ha portata via. I primi due colpi, ravvicinatissimi, il famoso colpo doppio… colpiscono Nadine al volto, a destra, con traiettorie perfettamente parallele, distanti fra loro pochi centimetri. Una Nadine “accovacciata” su JMK, che offriva la parte destra del viso ai colpi. Per averla centrata così efficacemente, probabilmente c’era una fonte di luce, penso dietro di lei. Sagome nella notte in controluce… bersagli facili, nonostante l’effetto “offuscante” della zanzariera.

Stranamente, però, in questi tre delitti, dov’è più probabile che le luci fossero accese, si sono avute le scene più movimentate ! A Giogoli una specie di rodeo da farwest, mortale, con l’assassino che spara da tutte le direzioni, girando attorno al furgone. Negli altri due casi qualcuna delle vittime è risuscita a tentare la fuga ! Sembrerebbe che la luce accesa non dia, poi, tutto questo vantaggio che si pensa, all’offender.

Negli altri casi, difficile a dirsi, dipende dalla “preferenze” della coppia. Io, al posto loro avrei spento la luce, visto che si era nelle campagne di Firenze, con un mostro in circolazione, sempre che avessi avuto il coraggio di appartarmi in macchina. Non avrei voluto dare un punto di riferimento preciso, all’assassino.

 

Gli stessi periti dicono che dato che l’obiettivo, le vittime, erano a distanza ravvicinata, nessuna deduzione si può fare circa la “mira” dell’autore.

Non sappiamo se sparasse bene o male, OK ?

 

Abbiamo visto che nell’85,7% dei casi colpisce alla testa, quindi dire che era poco professionale, perché colpiva al bersaglio grosso, non ha senso.

 

Munizioni, usava indifferentemente proiettili ramati e a piombo nudo, anche qui la professionalità non c’entra nulla.

 

Poco professionale perché sceglie una Beretta cal.22 ? Sta assaltando delle coppiette, mica fa una rapina in banca, o un atto terroristico, o un regolamento di conti mafioso. Ho già evidenziato i notevoli vantaggi che forniva un’arma piccola, leggera, facilmente occultabile, che faceva poco rumore, poca vampa di fuoco, quasi nessun rinculo, ed era comunissima. Aggiungo che, al momento, forse aveva solo quella ! I periti stessi ipotizzano che la sua poteva essere una scelta obbligata, dunque ?
Inoltre, “proprio” il fatto che usasse sempre una pistola apparentemente “poco adatta”, avrebbe dovuto far nascere il sospetto che l’assassino avesse un asso nella manica, cioè che fosse un ex-militare che confidava nella programmazione, lucidità, freddezza, riflessi fulminei, e nel magistrale uso del coltello (forse da sub…), per raggiungere i suoi scopi. Un “civile”, anche il cacciatore di Manieri, difficilmente avrebbe raggiunto il 100% di morti con una Beretta cal.22.

 

Dicono che non sorprende abbastanza le vittime perché queste hanno lesioni da difesa ! Se c’è una cosa su cui tutti gli osservatori concordano, era che il MdF prendesse sempre alla sprovvista le vittime ! Forse i periti hanno in mente un killer dello Shin Bet, che scivola silenziosamente fin sotto al finestrino, e che col buio pesto centra con due colpi separati (uno all’uomo e uno alla donna) e ravvicinatissimi, esattamente la tempia delle vittime… dev’essere velocissimo, se no magari la donna si muove, strepita, urla, e protende le braccia verso la pistola, e magari il secondo colpo non le centra la tempia, ma un braccio…

 

E poi… lo sperpero di munizioni !

 

“ […] un illogico “sperpero” di munizioni, riconducibile, a parere degli scriventi, ad un susseguirsi di colpi esplosi, ad eccezione dell’ultimo caso, in celere cadenza ed in maniera disordinata. L’unica giustificazione la si potrebbe intravvedere solo nelle scarsissime condizioni di luminosità”.

 

Ma non è una caratteristica del tiro militare, il famoso colpo doppio ? Il MdF spesso sparava i primi due colpi in rapida successione, poi faceva una breve pausa, per valutare il danno arrecato alle vittime, questo sprecone…

Bontà loro, i periti osservano che sparava al buio… e cosa vuol dire “in maniera disordinata”, quando stai sparando a due persone strette dentro un’autovettura ? Che non gli hai centrato la tempia, ma magari colpisci un braccio ? O un ginocchio ? Ci sono quattro braccia, quattro gambe, due teste e due corpi, magari aggrovigliati fra loro, dentro ad uno spazio ristretto. Mi sarebbe piaciuto vedere i due periti all’opera…

Per non dire che ho evidenziato come Zodiac non andasse troppo per il sottile, ma annaffiasse di proiettili le vittime… è vero, non concentrava i colpi… ma ce n’era forse bisogno ? Quando però la ragazza è scappata, nella notte, col buio pesto, la fredda con cinque colpi su cinque alla schiena, a dieci metri di distanza. JMK all’inizio si è dimostrato più bravo, forse è stato quello scarto repentino a 90°, che ha confuso il mostro… gli ha “solo” spappolato il gomito destro con un proiettile, o forse era l’età del SK, quasi cinquantenne, che iniziava a farsi sentire, sebbene i periti, dopo Giogoli, riconoscano che l’autore “denota grande celerità nei movimenti di spostamento”.

 

Di tutta la perizia Arcese-Jacovito, oltre alla loro chiara propensione per un unico autore, salverei solo l’ultima “illazione”: che usasse sempre la stessa arma per firmare i propri delitti. Solo un pazzo esaltato come Zodiac poteva rivendicare con orgoglio i suoi delitti, per lettera, e chiedere che facessero delle spillette col suo nome… e solo il MdF poteva far rilasciare soggetti incarcerati al posto suo (!), a suon di bossoli cal. 22 Winchester, serie H… la sua firma.

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