La macchina della verità, o test del poligrafo,
è ampiamente usata negli USA, ma non ha validità giuridica in nessun paese del
mondo.
Lo scopo sarebbe quello di scoprire chi mente, attraverso
reazioni fisiologiche del corpo allo stato di agitazione/ansia successivo alla
menzogna. Vengono misurati vari parametri, pressione arteriosa, frequenza
cardiaca, frequenza respiratoria, sudorazione (tramite la maggior conduttanza
della pelle sudata all’elettricità).
Si sono tentate anche altre strade, come il riflesso
pupillare, le microespressioni facciali, l’analisi della voce, perfino la
risonanza magnetica. Qui potete scaricare un
ottimo documento dell’Università la Sapienza, sul poligrafo e altre tecniche
similari.
In teoria potrebbe funzionare… ma non è così, purtroppo... tanto
è vero che non ha validità giuridica in nessun paese.
Ci sono molti falsi postivi, cioè innocenti che in preda
all’agitazione non passano il test, e “qualche” falso negativo, colpevoli che
riescono a passare il test.
Considerazioni statistiche sono molto importanti. Spesso, dai
promotori delle “macchine” per il test, vengono propagandati tassi di
accuratezza (somma dei veri positivi e dei veri negativi rispetto al totale)
del 95%, ma anche se si arrivasse al 99%, c’è sempre il grossissimo problema
della “prevalenza”, cioè della frequenza di chi mente, rispetto a chi non
mente.
Per esempio, se su 1000 soggetti, uno solo mente, anche con
un’accuratezza del 99%, ci saranno 10 soggetti positivi, cioè che non
passeranno il test. Di questi dieci, uno è quello che mente, ma ci saranno
anche nove innocenti, che per svariate ragioni, ansia, impressionabilità, etc.
risulteranno positivi, non passando il test. La probabilità che il soggetto
positivo, che non passa il test, sia quindi un bugiardo, è solo di 1 su 10,
cioè il 10% !!!
Inoltre… a complicare le cose, ci sono le superstar della
bugia… gli Psicopatici, e con loro non c’è niente da fare. Non è un merito, il
loro, è che semplicemente quando mentono, e lo fanno spessissimo, non provano le reazioni che noi, soggetti “normali”, proviamo.
A proposito della “freddezza emotiva” degli psicopatici, Jon Ronson un giornalista e scrittore, in un libro,
“Psicopatici al potere. Viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione.”, racconta un
paio di esperimenti a cui assistette, svoltisi in una prigione federale, da Robert D. Hare, il massimo esperto mondiale sulla
Psicopatia.
“Aveva bisogno di volontari, psicopatici e non, per cui iniziò a spargere la voce in prigione.
Le adesioni non tardarono ad arrivare: i
detenuti avrebbero fatto qualunque cosa pur di spezzare la routine del carcere.
Li collegò uno per uno a vari macchinari per l’encefalogramma e per la misurazione
di sudore e pressione sanguigna, nonché a un generatore di corrente elettrica.
Poi spiegò che avrebbe fatto un conto alla rovescia da dieci a uno, e che
all’uno avrebbero ricevuto un dolorosissimo elettroshock.
La differenza nelle reazioni lasciò Bob stupefatto. I volontari non psicopatici (avevano di solito commesso crimini passionali o compiuti comunque per disperazione) si facevano coraggio e si preparavano con una certa rassegnazione a ricevere la scarica, come se un doloroso elettroshock fosse la punizione che meritavano. Mentre il conto alla rovescia proseguiva, i monitor rivelavano un aumento significativo della sudorazione. In poche parole erano spaventati.
«E cosa succedeva quando arrivavi all’uno?» chiesi a Bob.
«Gli davo la scarica elettrica. Era un elettroshock veramente
doloroso».
«E gli psicopatici?».
«Neanche una goccia di sudore» disse Bob. «Niente di niente».
Lo guardai. «O meglio…» aggiunse poi, «nel momento esatto in cui avveniva il fatto…».
«Cosa? L’elettroshock?».
«Sì. Quando davo la scarica, gli psicopatici una sorta di
reazione in realtà ce l’avevano…».
«Tipo? Un grido?».
«Sì, tipo un grido, direi». I test sembravano indicare che l’amigdala, la parte del cervello che avrebbe dovuto prevedere il pericolo imminente e inviare i segnali di paura necessari al sistema nervoso centrale, non stava funzionando come avrebbe dovuto.
Fu una scoperta notevole per Bob, il primo indizio che i
cervelli degli individui affetti da psicopatia erano diversi da quelli delle
persone normali.
Ma ripetere il test fu ancora più stupefacente: gli
psicopatici sapevano esattamente quanto dolore avrebbero provato una volta
arrivati all’uno, eppure niente, non una goccia di sudore.
«Non avevano nessun ricordo del dolore dell’elettroshock,
neanche quando risaliva a pochi istanti prima» disse Bob.”
Incredibile, nessuna paura, nessuna ansia o anticipazione del
pericolo, vedi il mio post “Paura ? Non so cosa sia.”
Non è coraggio, il coraggio è di chi prova paura, ma si fa forza, e la supera.
Lo Psicopatico semplicemente non prova paura, non c’è nessun merito in questo,
è sprovvisto del complesso meccanismo di sopravvivenza, che è la paura. La sua
Amigdala è atrofica e non funziona, quindi niente paura.
Jon Ronson, subito dopo, narra un secondo esperimento di Hare.
“Fece un altro esperimento, lo startle reflex test, in cui
psicopatici e non venivano invitati a guardare immagini raccapriccianti, come
fotografie di scene di crimini con volti sfigurati. Poi, quando meno se lo
aspettavano, Bob gli sparava nell’orecchio un suono fortissimo: i non
psicopatici, colti di sorpresa, trasalivano, mentre gli psicopatici restavano
relativamente calmi.
Bob sapeva che di solito ci spaventiamo molto di più se già in
principio non siamo rilassati. Se stiamo guardando un film dell’orrore e
qualcuno fa un rumore inaspettato saltiamo letteralmente sulla sedia; ma se
siamo concentrati su qualcosa come le parole crociate, e qualcuno ci salta alle
spalle, lo spavento è meno pronunciato. Da questo Bob aveva capito che quando
gli psicopatici guardano immagini raccapriccianti di volti sfigurati non sono inorriditi: sono come assorti.
I suoi esperimenti
sembravano dimostrare che gli psicopatici considerano un volto sfigurato nello
stesso modo in cui noi giornalisti consideriamo un pacco misterioso che
riceviamo per posta, o un paziente di Broadmoor (N.d.t.
prigione di massima sicurezza) che potrebbe o meno aver finto di essere
matto: un intrigante enigma da risolvere.
Elettrizzato da queste scoperte, Bob mandò i risultati a “Science”. «Il direttore li rispedì al mittente» disse. «In compenso mi scrisse una lettera che non dimenticherò mai.
Diceva più o meno così: “Francamente, alcune delle sequenze dell’elettroencefalogramma riportate nel suo
articolo ci sono sembrate molto bizzarre. Non possono essere di persone
reali”».
Si fermò un attimo e iniziò a ridacchiare.
«Non possono essere di persone reali…» ripeté.”
Osservare foto di scene raccapriccianti, non provoca la minima
reazione, nello psicopatico, non modifica di una virgola il suo stato mentale,
è come se osservasse una foto assolutamente neutra, al massimo può provare un
pizzico di curiosità. Quando il forte rumore lo coglie di sorpresa, la sua
reazione è minima, dettata dall’istinto di sopravvivenza, non è amplificata dal
fatto che fosse già in ansia, come avviene nel soggetto non psicopatico che ha
osservato la foto, e che reagisce al rumore improvviso, in maniera esagerata.
Ai tempi dell’esperimento, la componente strutturale,
biologica, della Psicopatia, era completamente sconosciuta, agli studiosi. Oggi
sappiamo che il cervello dello psicopatico è molto diverso da quello del
soggetto normale. Tra le altre cose , ci
sono forti anomalie all’elettroencefalogramma, tali che i redattori della
famosa rivista scientifica “Science”, una delle più autorevoli in campo
mondiale, rifiutarono di pubblicare l’esperimento di Hare, secondo loro
“viziato”, appunto, da strane e incomprensibili onde all’elettroencefalogramma
degli psicopatici, che facevano dubitare che l’esperimento fosse stato eseguito
correttamente !
Dopo questa lunga digressione sulla freddezza dello
psicopatico, torniamo al poligrafo. Come reagisce, uno psicopatico, al test ?
Lo passa alla grande… senza scomporsi minimamente !
Hanno passato il test Gary Ridgway, John Wayne Gacy (chiese
lui stesso di fare il test, durante le indagini, che passò.), Ted Bundy (ha
passato il test due volte !), Charles Cullen, “l’angelo della morte”, che, dopo
la morte della prima vittima, fece il test e lo passò; successivamente uccise
altre 39 persone, con la digossina. Anche la spia sovietica, Aldrich Ames,
passò il test due volte, e probabilmente era uno psicopatico.
Qui un interessantissimo studio, scaricabile, che
analizza il rapporto tra Psicopatia e Poligrafo.
Riassumo i risultati. 36 persone “comuni” sono state valutate
per il livello di psicopatia. Faccio notare che la psicopatia è un continuum.
Anche i soggetti normali , nel 30% dei casi, fanno punteggi superiori allo zero, al test PCL-R di Hare, vedi post "Psicopatia nella popolazione generale". Nello studio viene usato il Levenson Self-Report Psychopathy
Scale (LSRP) per valutare il grado di psicopatia dei soggetti.
I partecipanti dovevano scegliere un numero compreso tra 1 e 7
e scriverlo sulla scheda informativa assegnata al partecipante, che veniva
consegnata al ricercatore. Tutti i partecipanti hanno nascosto il numero,
mentendo, rispondendo “no” quando gli veniva chiesto se quello era il numero.
Il poligrafista alla fine, faceva un'ipotesi sul numero selezionato da ciascun
partecipante in base ai risultati dell'esame del poligrafo.
Il risultato è stato che i soggetti con un più alto grado di
psicopatia passavano il test più facilmente di quelli con un basso livello di
psicopatia ! X2 (2,N=36) = 15,05 , V Cramer * 0,65,
p<0,001, cioè la probabilità che il
risultato fosse casuale, era inferiore all’ 1 per 1000.
C’è, quindi, una
stretta relazione tra livello di psicopatia e la capacità di passare il test !
Prendiamo l’esempio di Gary Ridgway,
il famigerato “Green River Killer”, che uccise “almeno” 49 prostitute,
nell’arco di 20 anni. Da notare che una volta disse di averne uccise 71, e
un’altra di averne uccise così tante che non ricordava più il conto… un’altra
volta disse che voleva arrivare a 100…
Il 7/5/1984 fu sottoposto ad un esame col poligrafo e… lo
passò. Da allora venne scartato dalle indagini e potè tranquillamente
continuare la sua carriera criminale, fino a quando, nel 2003, venti anni dopo
(!), un riesame dei reperti, e l’analisi del DNA, lo incastrarono
definitivamente.
Vediamo gli esami “originali”, che potete trovare qui, il tutto fa venire i brividi, sapendo come
andarono le cose…
Lunedì 7 maggio 1984, l'operatore del poligrafo Norman R.
"Norm" Matzke della King County, ufficio dello sceriffo di
Washington, condusse un "test" del poligrafo di Gary Leon Ridgway
riguardante la morte di prostitute i cui corpi erano stati gettati dentro o
vicino al Green River, a partire dal 1982.
Dopo aver superato il poligrafo, Ridgway, che era stato
arrestato per reati connessi alla prostituzione nel 1982, fu scartato come sospettato.
Nel periodo in cui fu eseguito il test a Ridgway, gli investigatori si
concentrarono principalmente su un sospettato innocente, Melvyn Wayne Foster, che
aveva fallito un "test" del poligrafo amministrato da Matzke il 20
settembre 1982.
Nel 2003, Ridgway, che era stato identificato come l'autore
del reato attraverso le prove del DNA, fu condannato per l'omicidio di 48
donne, 42 delle quali
erano scomparse prima della sessione del poligrafo di Ridgway del 1984.
La AntiPolygraph.org ha ottenuto copie delle tabelle del
poligrafo di Ridgway e le sta rendendo pubblicamente disponibili per la prima
volta. Il primo grafico riguarda quello che gli operatori del poligrafo
chiamano test di stimolazione o “stimolazione”. Tipicamente al candidato viene
chiesto di scrivere un
numero e di negare di averlo selezionato mentre l'operatore legge una serie di
numeri tra cui quello prescelto. L'operatore poi racconta al soggetto che ha reagito con forza
quando ha negato di aver scritto il numero scelto. Questo stratagemma ha lo scopo di
convincere il soggetto che il poligrafo può leggere la sua mente.
Test di stimolazione di Gary Leon Ridgway
AntiPolygraph.org non ha ricevuto informazioni riguardanti il numero
scelto da Ridgway per lo stim test.
Successivamente, a Ridgway sono state poste due volte una serie di nove
domande, elencate di seguito, seguite dalle sue risposte:
1. Gary, hai sentito tutte le domande di questo test, ce n'è
qualcuna a cui mentirai? NO
2. Per quanto riguarda la morte delle prostitute, hai detto
alla polizia tutta la verità? SÌ
3. Il tuo vero cognome è Ridgway? SÌ
4. Hai mai causato la morte di una prostituta? NO
5. Prima dei 30 anni, hai mai ferito fisicamente qualcuno
senza provocazione? NO
6. Sei nato nello stato dello Utah? SÌ
7. Conosci qualcuno che ha ucciso una prostituta? NO
8. Prima dei 30 anni, hai mai mentito su qualcuno mettendolo
nei guai seri? NO
9. Hai assunto droghe o narcotici illegali nelle ultime 48
ore? NO
Le domande 1 e 2 sembrano essere le cosiddette domande
“rilevanti per il sacrificio”. Cioè, sebbene siano rilevanti, non vengono
valutate.
Le domande 3 e 6 sono domande irrilevanti a cui non viene
assegnato alcun punteggio. Fungono da “buffer” tra serie di domande rilevanti e
le cosiddette domande di “controllo” o di confronto.
Le domande 4 e 7 sono quelle rilevanti: riguardano
direttamente la materia oggetto dell'indagine.
Le domande 5 e 8 sono domande di “controllo” di probabile menzogna, alle quali
ci si aspetta che il soggetto menta segretamente. Ridgway ha superato il
test del poligrafo perché le sue reazioni a queste domande di
"controllo" sono
state ritenute più forti delle sue reazioni alle domande pertinenti (4 e 7).
Per ulteriori informazioni su come vengono calcolati i grafici del poligrafo,
vedere il capitolo 3 del nostro libro gratuito, La bugia dietro la macchina
della verità.
Non è chiaro a quale scopo dovesse servire la domanda 9, che
non è stata valutata.
L'elenco delle domande di cui sopra è incluso in un documento
di formazione (PDF) preparato dall'operatore del poligrafo Bob Littlejohn. Il
documento comprende inoltre le seguenti note:
Al momento dell'esame del poligrafo, il soggetto era un
maschio single di 35 anni. Ha negato qualsiasi farmaco o intervento chirurgico
recente. Ha negato qualsiasi disturbo nervoso o di essere mai stato rinchiuso
in un istituto. Ridgway ha negato qualsiasi “sperimentazione” con la marijuana;
speed; LSD; narcotici; o, allucinogeni. Ha anche negato qualsiasi uso recente
di alcol.
Ridgway ha dichiarato che la sua salute era "buona"
e ha negato qualsiasi storia di ulcere; disturbi cardiaci; enfisema; asma;
tubercolosi; febbre da fieno; problemi respiratori; diabete; epilessia; e
blackout.
I grafici seguenti provengono dalla prima e dalla seconda
serie di domande **:
Il caso del killer di Green River Gary Leon Ridgway è un
tragico esempio di come la fede malriposta nella pseudoscienza della poligrafia
possa portare a un errore investigativo, con conseguenze mortali. Un caso
simile è quello del sospetto serial killer John Arthur Ackroyd, che nel 1977
sfuggì alle responsabilità quando una donna da lui violentata non superò un
“test del poligrafo” somministrato dalla polizia, mentre Ackroyd ne superò uno.
Nel settembre 1982, circa due mesi dopo che la prima vittima
dell'assassino fu trovata nel Green River nel Kent, Foster chiamò gli
investigatori che indagavano sugli omicidi per offrire il suo aiuto. Invece, sollevò
i loro sospetti. Si presumeva che l'assassino fosse interessato al lavoro della
polizia.
Il bello è che anche Ridgway si offrì di aiutare la polizia
(!), ma non destò i sospetti degli inquirenti, in quanto passò il test del
poligrafo !!!
Un investigatore chiese a Ridgway come fece a superare il
test,
“Mi sono semplicemente rilassato e ho fatto il poligrafo.
Voglio dire, non ho fatto pratica o altro... mi sono semplicemente rilassato e
ho risposto alle domande e qualunque cosa venisse fuori. Voglio dire, non erano
precisi o non so quale fosse l'accordo. Uh, forse ero troppo rilassato.''
La tragedia fu che Ridgway, il SK, passò il test, e non fu più
indagato, mentre le indagini si concentrarono su Foster, il tassista, perché non
aveva superato il test. Nel primo caso si trattava di un falso negativo, nel
secondo di un falso positivo, entrambi forieri di nefande conseguenze.
*
La V di Cramer è un indice che valuta l’”effect size” (dimensione dell’effetto),
cioè la forza della relazione tra le variabili, permettendo di capire se
l’effetto individuato è debole, moderato o forte, a seconda della numerosità
del campione.
X2 è il test del Chi quadro, N il
numero di osservazioni, (min r – 1 , c – 1) sono i gradi libertà, dove r sono
le righe e c le colonne. Per tavole di contingenza 2x2, come in questo caso, il
grado di libertà è 1. L’indice può variare da 0 a 1. A seconda dei gradi di
libertà, la soglia accettata per un’associazione varia.
Più il valore della V di Cramer è elevato, maggiore è la forza dell'associazione tra le variabili. Con un solo grado di libertà, che è il caso più frequente (tavole 2x2), un risultato maggiore di 0,5, come nel nostro caso, che è di 0,65, mostra un’associazione molto forte, quindi un risultato molto valido.
** Per completezza, nelle immagini del poligrafo, vedete quattro tracciati. Dall'alto in basso sono rispettivamente: respirazione toracica, respirazione addominale, conduttanza galvanica della pelle (aumenta con la sudorazione), pressione massima e minima, da cui si ricava anche la frequenza cardiaca.
Sotto, i numeri corrispondono alle domande (9), il segno ad angolo mostra quanto è durata la domanda, ogni intervallo tra le righe è di cinque secondi. I meno sono risposte negative date dal soggetto (NO), i più sono risposte positive (SÌ).
Quasi quasi... mi ci metto anch'io, a tentare di interpretare i tracciati... già mi pare di scorgere qualche "pattern" sospetto, fra le onde... ma se arrivassi a "dimostrare" che gli esperti si sono sbagliati, e che quindi Ridgway non passò il test, andrei contro quanto ho sostenuto con questo post, cioè che lo psicopatico riesce a passare il test facilmente. Sono indeciso...è una lotta aspra, fra bias cognitivi opposti😄
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