Un articolo interessante, dove si ipotizza addirittura che il complottismo sia un disordine a sé stante.
Le credenze complottiste costituiscono un nuovo disturbo di personalità?
I credenti nelle teorie del complotto potrebbero avere una personalità distinta.
Punti chiave
- Le persone che adottano facilmente teorie del
complotto possono avere caratteristiche di personalità peculiari.
- I complottisti di solito coltivano credenze paranormali
(es. alieni tra noi, streghe, Bigfoot, Yeti, ecc.).
- I credenti nelle teorie del complotto
tipicamente diffidano
del governo, delle agenzie ufficiali, della scienza e degli scienziati.
Le teorie del complotto hanno una
storia lunga e interessante, risalente almeno ai Romani, quando l’imperatore
Nerone fu accusato del Grande Incendio di Roma nel 64 d.C. Le teorie del
complotto hanno di solito il sentimento di fondo che un gruppo segreto o
governativo stia cercando di portare a termine un fine malvagio. Sono spesso di
natura sinistra e gettano dubbi su ciò che la maggior parte delle persone
ritiene vero. I complottisti possono anche avere il desiderio di allertare e convincere le persone che
là fuori esiste una verità che va portata alla luce. Sembra che oggi le
teorie del complotto siano più diffuse e popolari che mai. Per esempio, una
ricerca su Google Scholar degli ultimi due decenni per “conspiracy” ha
restituito circa 387.000 citazioni, mentre nei due decenni precedenti erano
circa 112.000.
Gli psicologi evoluzionisti
propongono che le teorie del complotto possano essere sottoprodotti evolutivi
di meccanismi psicologici più basilari di rilevazione, come il riconoscimento di pattern, la
gestione della minaccia e il rilevamento di agentività. Il riconoscimento precoce di una
potenziale minaccia, anche se falso (un falso positivo), sarebbe stato
vantaggioso rispetto al fallimento nel riconoscere una minaccia reale.
Poiché le gerarchie sociali sono ubiquitarie in tutti i primati viventi
(compresi noi), le coalizioni di amici e nemici sono importanti da riconoscere,
e potrebbero essere state ancor più importanti nell’ambiente ancestrale, quando
le reti sociali erano con ogni probabilità più piccole.
Caratteristiche di personalità
dei teorici della cospirazione
Almeno tre categorie di
caratteristiche di personalità sono emerse in associazione con le credenze
complottiste: (1) Disturbi
di personalità e loro sfaccettature e domini di personalità generali
(dal DSM); (2) Credenze
paranormali; e (3)
Ideologia politica. Numerosi studi sulla relazione tra disturbi di
personalità e relativi tratti trovano in generale relazioni deboli. La
relazione più forte tra uno dei dieci disturbi di personalità attualmente nel
DSM-5-TR e le credenze complottiste è con il disturbo schizo-tipico di personalità
(comportamenti strani, eccentrici, bizzarri accompagnati da eccessiva ansia
sociale). Tuttavia, esso non coglie l’essenza della maggior parte delle persone
che credono nelle teorie del complotto.
Furnham e Grover (2022) hanno
riscontrato che i disturbi
schizo-tipico, paranoide e borderline predicevano meglio le credenze
complottiste. Tuttavia, solo il disturbo schizo-tipico raggiungeva un effetto
di grandezza media. Conclusero che le credenze complottiste sono associate a
una vasta gamma di disturbi di personalità, sebbene debolmente o, nel migliore
dei casi, modestamente. Il dominio psicoticismo nel DSM-5-TR in genere produce
la correlazione più forte con le credenze complottiste (rispetto agli altri
domini: disinibizione, antagonismo, affettività negativa e distacco). Tuttavia,
caratterizzare i credenti come fuori contatto con la realtà, allucinati o
deliranti sarebbe grossolanamente inappropriato. Numerosi studi con la teoria
dei Big Five hanno anche fallito nel descrivere in modo significativo la
personalità delle persone che credono nelle teorie del complotto.
Le credenze paranormali sono
state descritte come fenomeni scientificamente impossibili quali preveggenza,
psicocinesi, stregoneria, alieni, pensiero magico, superstizioni, ecc. Lobato
et al. (2014) hanno trovato una
correlazione positiva e significativa forte tra credenze paranormali e
complottiste (r = .52) e hanno concluso che tali credenze correlate
erano manifestazioni di “cognizioni intuitive simili” (p. 624). È stato anche
sostenuto che le credenze paranormali fossero “affini” alle credenze complottiste,
e che questo insieme di credenze anomale consentisse alle persone di credere
più facilmente nelle teorie del complotto.
L’ideologia politica è stata
anch’essa messa in relazione con l’estremismo politico (es. conservatorismo
estremo e liberalismo estremo). Tuttavia, gli studi empirici non hanno in
generale dimostrato che le posizioni liberal estreme siano associate alle credenze
complottiste. È stato anche ipotizzato che gli estremisti politici usino le
loro credenze complottiste come meccanismo di coping contro situazioni che
causano paura e incertezza, e che tali credenze possano fornire loro conforto e
sicurezza.
Uno degli studi recenti del
nostro laboratorio, il F. L. Coolidge lab, ha nuovamente riscontrato che i
disturbi di personalità e i tratti associati correlano debolmente con le
persone che credono nei complotti. Le credenze paranormali erano predittori migliori
delle credenze complottiste, ma l’ideazione politica (predilezioni
conservatrici e repubblicane) era un forte predittore delle credenze
complottiste. Nel nostro studio abbiamo usato due misure di credenze
complottiste: la prima, da noi costruita, conteneva 20 item su complotti
classici (es. lo sbarco sulla Luna del 1969 è stato falsificato) e attuali (es.
le elezioni presidenziali del 2020 sono state fraudolente) senza riguardo alle
piattaforme dei partiti. L’altra era un questionario generale sui complotti
costruito per rimuovere le affiliazioni politiche dall’equazione (la Generic
Conspiracist Beliefs Scale a 15 item, Drinkwater et al., 2020).
In sintesi, i disturbi di
personalità e i loro tratti e le misure di personalità generali (es. Big Five)
non riescono a cogliere adeguatamente l’“essenza” delle persone (personalità)
che sostengono credenze complottiste. Le credenze in fenomeni paranormali sono
predittori migliori. Ma tutte e tre le aree di ricerca non aiutano a chiarire i
tratti di personalità centrali delle persone inclini a credere nei complotti.
Pertanto, proponiamo che le persone che sostengono credenze complottiste forti
e multiple e sono inclini ad adottare facilmente nuove teorie possano costituire un disturbo
di personalità finora non riconosciuto.
La credenza complottista come
disturbo della personalità ?
Si ritiene che i disturbi di
personalità causino significativa sofferenza a sé e/o agli altri nelle
relazioni, nel lavoro o negli studi. Non sono caratterizzati da allucinazioni o
stati deliranti costanti (come nella psicosi), e le persone con disturbi di
personalità sono generalmente egosintoniche rispetto al loro comportamento (o non sono consapevoli che il loro
comportamento influisce negativamente sugli altri e/o non ne sono turbate).
I disturbi di personalità sono anche fortemente influenzati dai geni, sebbene
anche le influenze ambientali contribuiscano senza dubbio.
Sulla base della loro ricerca
empirica, Teličák e Halama (2021) hanno concluso che le credenze complottiste
“sono un fenomeno multifattoriale complesso e una conseguenza dell’interazione
tra fattori di personalità, cognitivi, sociali e altri” (p. 185). Sulla base
delle ricerche di personalità disponibili sulle credenze complottiste,
proponiamo i seguenti criteri politetici (più aspetti, non tutti necessari per
una diagnosi). I primi due criteri sono sine qua non:
1. Credenza in più di una teoria
del complotto.
2. Tendenza ad adottare facilmente
nuove teorie del complotto.
3.
Credenze paranormali (streghe, telecinesi,
alieni tra noi, cartomanzia, sedute spiritiche, Triangolo delle Bermuda, potere
dei cristalli, creature fantastiche [Bigfoot, Yeti, ecc.]).
4.
Diffidenza generale verso la scienza e gli
scienziati.
5.
Particolari atteggiamenti politici (es.
inclinazioni repubblicane per gli USA).
6.
Iper-religiosità.
7.
Ideazione paranoide ed eccessiva sospettosità.
8.
Visione malevola degli altri (in particolare,
agenzie e funzionari governativi).
Fin qui l'articolo di Coolidge. Credo che ogni complottista che si rispetti… si ritroverà in qualcuno
degli 8 punti elencati sopra, posto che i primi due sono obbligatori, eccome se
lo sono…
E’ mia esperienza personale, che soggetti che credono a
sette sataniche o 2°-3°-4° livello nel caso del Mostro di Firenze (MdF), regolarmente, nel caso di Garlasco,
invocano le immancabili sette sataniche o i “poteri forti”…
Nel caso di Zodiac/MdF sentite qui fino a dove arriva il
delirio di uno squinternato: JB sarebbe un “agente atlantico”… che fa parte del
“Gruppo di guerra non ortodossa della Toscana”, implicato in operazioni di “PSYOP”,
“Stay Behind” “CIA” etc. etc., oppure un altro, anche lui messo male… “fa parte
della Rosa Rossa, ordine dei 9 angoli”…
Su Garlasco avete l’imbarazzo della scelta, dalle sette
sataniche rivelate dalle mutande colorate… a sicari “Made in USA”, oppure un
misterioso codice 4146 riconducibile a governo o intelligence, e via dicendo.
E’ più forte di loro… infatti è una patologia, non ne hanno
mica colpa.
Interessante l’ipotesi che il complottismo potrebbero
essere una sorta di evoluzione, sebbene patologica, perché nei primordi della
civiltà ha conferito un vantaggio selettivo a chi ne era preda.
Il complottista è sempre allerta, sospettoso… vede pericoli
e minacce dappertutto, e così, quando una di queste minacce, di questi
complotti, per puro caso si dimostra vera, reale, è già preparato ad
affrontarla !
Il soggetto normale, invece, che non pensa ci possa essere un pericolo, in
questo caso, si fa trovare impreparato, e... crepa.
E’ lo stesso meccanismo per cui si tramandano malattie
genetiche, che comportano deficit vari, anche gravi, ma che in certi frangenti
conferiscono un vantaggio evolutivo.
Esempio classico l’anemia Mediterranea, o Talassemia. Una malattia gravissima
in forma omozigote, ma che nei portatori di un gene solo, nella condizione di
eterozigosi, cioè di portatore sano, presentano solo microcitosi, cioè globuli
rossi piccoli.
Questi globuli rossi “patologici”, rendono più difficile
che il plasmodio della malaria penetri al loro interno, e comunque se penetra,
vengono distrutti velocemente dalla milza, in quanto sono più piccoli dei
normali globuli rossi. Come risultato, i portatori avranno meno plasmodi nel sangue
e dall’infezione alla distruzione dei globuli rossi eventualmente contenenti il
plasmodio, passerà meno tempo. La malattia, quindi, non ha il tempo di
cronicizzarsi.
Non per niente le aree di distribuzione dei portatori sani
coincidono con quelle della malaria ! I portatori sani riescono a sopravvivere
in quelle zone, mentre i soggetti sani vengono “falciati” dalla malattia. Ecco
che in quelle zone la frequenza di portatori sani è molto superiore alla
frequenza attesa, proprio perché questi soggetti riescono a procreare e ad
avere figli.
Lo stesso succede in un’altra malattia, l’anemia falciforme
! Anche qui l’anomalia nell’emoglobina rende più difficile l’attecchimento del
plasmodio, e la malattia è diffusa nelle zone malariche !
Un domani diventeremo tutti complottisti ? Non c’è mica tanto da scherzarci su…
vista la diffusione e l’ampiezza del fenomeno, entrambe in forte crescita, come
chiunque può constatare, frequentando i social.

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