Ancora dal famoso libro di John
Douglas : “Mindhunter, la storia vera del primo cacciatore di SK americano”.
“Mettetevi nei
panni del cacciatore.
Pensate a un documentario sulla
natura: un leone nella pianura del
Serengeti, in Africa. La belva avvista un branco di antilopi
all’abbeverata e in qualche modo glielo leggiamo negli occhi: ne sceglie una fra migliaia. Questo, perché è
allenato a percepire la debolezza, la vulnerabilità, la diversità dell’antilope
in cui riconosce la vittima ideale.
Alcune persone si comportano allo
stesso modo. E se appartengo a quella cerchia, anch’io vado a caccia tutti i giorni, in cerca della mia
vittima. Supponiamo che mi trovi in un centro commerciale, affollato da
migliaia di persone. Raggiungo la sala-giochi dove almeno una cinquantina di
bambini si diverte, e mentre li osservo devo diventare un cacciatore, devo
riuscire a individuare la potenziale preda. Capire quale, tra quei cinquanta
bambini, è il più vulnerabile, la vittima prescelta. Devo prendere nota del suo
abbigliamento, imparare a cogliere gli indizi non verbali che trasmette. E
poiché devo fare tutto questo in una frazione di secondo, è necessario che sia
molto, molto abile. Poi, una volta fatta la mia scelta, devo sapere con
esattezza come farò a portare via la preda senza creare scompiglio né sospetti,
e senza dimenticare che i suoi genitori si trovano probabilmente un paio di
piani più sotto. Non posso permettermi di sbagliare.
È
l’eccitazione della caccia che spinge questi individui all’azione.
Un’eccitazione, credo, paragonabile a quella del leone nella savana. E poco importa
se la loro predilezione va ai bambini, alle donne, alle prostitute o ai membri
di qualsiasi altra categoria, oppure se cacciano in maniera
indiscriminata. Per certi versi, sono
tutti uguali.”
Raggelante… dovete sempre tenere a
mente di chi stiamo discutendo. Coloro che pensano ad un gruppo, a complici, a
coperture, non tengono in debito conto la psicopatologia di questi mostri.
Il leone nella savana… Berkowitz
diceva “vado a caccia tutte le notti”… vi pare che uno così potrebbe far parte
di un gruppo ? Sono individui che amano agire da soli, non potrebbero mai avere
dei complici, salvo casi eccezionali di omicidio a due.
Non sono “compartimentalizzabili”
(ridicolo… Palego), non possono assoggettarsi ad una disciplina, ad un ordine,
sono indipendenti.
La Vecchione dice che non può aver
fatto il depistaggio da solo… o l’ha fatto da solo, o non c’è stato alcun
depistaggio, non ci sono alternative !
Era un guardone, di sicuro, vedete
il mio post. Che rapporto aveva con gli altri
guardoni ? Anche qui la Vecchione vacilla… ipotizzando che forse altri
sapessero o lo avessero aiutato, in qualche modo. Fatto sta che lei pensa che
“non fosse da solo”, sia per il depistaggio, che per il rapporto coi guardoni.
Errati entrambi i concetti !
Difficile precisare quali rapporti
avesse coi guardoni, ma in nessun caso poteva “farsi aiutare” da loro. Non
poteva permettersi che altri conoscessero il suo segreto. Mio padre soleva dire
“i soci devono essere sempre in numero dispari, e tre sono già troppi”, ma
oltre a questo, è proprio l’atteggiamento mentale del SK, del cacciatore, che
non ammette condivisioni con altri, di nessun tipo.
Douglas scrive “sono tutti uguali”,
intendendo che a causa della loro “tara mentale”, agiscono allo stesso modo.
Sono dati obiettivi, che provengono dalla letteratura mondiale sui SK, non sono
opinioni, o congetture. Quando ne conosci uno, li conosci tutti.
Il MdF faceva parte di un gruppo ?
E Zodiac ? E Berkowitz ? E BTK ? E Bundy ? Gein, Kemper, Gacy, Ridgway ? Gruppo
di fuoco della toscana (Palego) ? Ma non fate ridere i polli…
Ma cazzo… avete capito, sì o no,
che non stiamo parlando di un ragioniere ? O di un furfantello da quattro soldi
? Di un componente di un’ipotetica banda ? Di un’associazione a delinquere ? Di
un raccoglitore di feticci a pagamento ? Di un sottoposto ad operazioni di
spionaggio, strategia della tensione, e chi più ne ha più ne metta ?
Quando dite “Mostro di Firenze”, vi
scordate forse l’aggettivo mostro ? Un mostro che però faceva il conto
della serva: vediamo… se prendo pube più mammella, mi pagano tot… Oppure, domani
devo dire a Spalletti e a Lotti che quando agisco, mi stiano un po’ più
lontano, non vorrei avere interferenze di sorta… E ancora, devo far capire al
“capo” che non posso sostenere questi ritmi, sto invecchiando, che mi mandino
un aiutante, se no mi fermo qui.
Questi SK sono dei mostri, sono
fatti così, non possono farci niente. Sono incurabili, sono “altro” da noi,
sebbene alcune loro pulsioni, ma in scala 1 a 10.000 le possiamo trovare anche
in noi.
Un episodio, narrato da Douglas,
può chiarire meglio il concetto, parla di una retata ai danni di
un’organizzazione di allibratori.
“In quel grigio pomeriggio la
nostra rete si chiuse intorno a più di duecento persone. A un certo punto mi
trovai in auto con uno dei fermati, un uomo attraente e dai modi affabili.
Assomigliava a Paul Newman.
«Quando questa storia sarà finita,
magari ci facciamo una partita a
squash», mi disse.
Decisi di approfittare della sua
disponibilità per fargli qualche domanda.
«Perché fai questo lavoro?» gli
chiesi.
«Mi piace», replicò lui. «Oggi
potete anche arrestarci tutti, John. Non farà alcuna differenza.»
«Sei un tipo in gamba, non dovrebbe
esserti difficile guadagnare da vivere onestamente.»
Lui scosse la testa, come stupito
dalla mia ottusità. La pioggia aveva preso a cadere più fitta. «Vedi quelle due
gocce di pioggia?» fece indicando il finestrino. «Scommetto che quella di
sinistra arriverà in fondo per prima. Non ci serve il Super Bowl. Bastano due
gocce d’acqua. Siamo fatti così, John, e non riuscirete a fermarci.»
Per me, quel breve colloquio
fu un’autentica rivelazione. È
probabile che allora fossi un ingenuo, ma in quel momento tutti gli
interrogativi che mi ponevo sui rapinatori e gli altri criminali trovarono una
risposta.
Siamo fatti
così.”
Cioè… mentre viene arrestato, lo sguardo gli cade su due gocce d’acqua sul vetro del finestrino, e mentalmente fa una scommessa…
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