Stasi al telefono



Non parlo con Stasi, per quanto mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con lui... esamino per l'ennesima volta la sua chiamata al 118.


In uno studio di Cromer “911 Calls in homicide cases: What does the verbal behavior of the caller reveal?” del 2016, vengono esaminate le chiamate di soccorso, per analizzare le differenze fra quando chi chiama è l’assassino oppure una persona innocente.


"Ogni anno, i centri di comunicazione d’emergenza ricevono numerose chiamate al 911 che segnalano un decesso o una grave lesione che conduce alla morte; molte di queste si rivelano essere legate a un omicidio. È interessante notare che una piccola percentuale di tali chiamate proviene dal colpevole stesso. Queste chiamate costituiscono la prima prova disponibile nella maggior parte dei casi di omicidio. Sono registrate in momenti di forte stress e rappresentano la prima versione di ciò che i chiamanti affermano di sapere.

La capacità di formulare ipotesi sull’attendibilità del chiamante migliora la risposta della polizia, fornendo un supporto oggettivo nella fase di elaborazione delle prime strategie investigative. Ad esempio, sapere se il chiamante ha pronunciato parole o frasi considerate “red flags” (segnali d’allarme) indicative di inganno può aiutare un investigatore a valutare se il soggetto debba essere interrogato in modo più approfondito.

Il presente studio ha esaminato 14 variabili linguistiche e 4 ulteriori variabili “mitiganti”, nel tentativo di determinare se una o più di esse, singolarmente o in combinazione, potessero predire la colpevolezza o l’innocenza del chiamante.”

 

Ecco i 14 parametri, le evidenziazioni in giallo sono mie, così come le eventuali note in rosso.

 

1) Richiesta di aiuto. Nel caso di una chiamata in cui qualcuno sia stato gravemente ferito, l’obiettivo del chiamante innocente al 911 dovrebbe essere segnalare l’emergenza e richiedere soccorso. Un chiamante colpevole, invece, potrebbe concentrarsi maggiormente nel fornire informazioni destinate a depistare gli investigatori.

Questa variabile è definita come la richiesta specifica di assistenza per la vittima rivolta a polizia, vigili del fuoco o paramedici, espressa attraverso parole o frasi come “aiuto”, “venite subito” o “mandate un’ambulanza” (Harpster, 2006).

Ipotesi 1: la presenza di una Richiesta di aiuto (Plea for Help) è considerata associata all’innocenza del chiamante, in particolare se la richiesta è immediata e formulata in modo urgente o pressante.

Il parametro 1 è giudicato presente (vedi poi), cioè indica innocenza, per quanto Stasi inizi in sordina… con molto aplomb… “Sì, mi serve un’ambulanza” che è ben diverso dal gridare “aiuto”, “venite subito” o “mandate un’ambulanza”. A questo proposito dedico un paragrafo finale.

 

2) Informazioni estranee. Se lo scopo di una chiamata al 911 è segnalare un’emergenza e richiedere aiuto, il linguaggio utilizzato dovrebbe riferirsi esclusivamente a tale scopo; il chiamante non dovrebbe sprecare tempo prezioso fornendo informazioni non pertinenti al contesto dell’emergenza.

I chiamanti innocenti non dovrebbero avere alcun altro motivo per la chiamata, mentre i chiamanti colpevoli potrebbero invece concentrarsi nel depistare la polizia.

Questa variabile è definita come la fornitura spontanea e non richiesta di informazioni che esulano dallo scopo della chiamata, cioè segnalare un’emergenza e ottenere assistenza (Harpster, 2006).

Ipotesi 2: la presenza di Informazioni estranee (Extraneous Information) nella chiamata è considerata associata alla colpevolezza del chiamante.

P = 0.0063

O: In che senso? Cosa è successo? Lei cosa vede?

S: Adesso sono andato dai carabinieri… c’è… c’è… c’è sangue dappertutto, lei è sdraiata per terra.”

“Adesso sono andato dai carabinieri” non c’entra nulla con l’emergenza.
O: Ma lei è in casa, adesso?

S: No, sono in caserma, sono appena arrivato, adesso gli dico cosa è successo.

“adesso gli dico cosa è successo” non c’entra nulla con l’emergenza.

 

3) Fatti contraddittori. I chiamanti innocenti tendono a fornire le informazioni esattamente come le conoscono, in modo coerente con la realtà. Un chiamante colpevole, invece, che sta inventando le informazioni, può non riuscire a mantenere la coerenza del proprio racconto e dimenticare ciò che ha già detto all’operatore. Questa variabile è definita come il caso in cui il chiamante fornisce informazioni in conflitto con dettagli specifici precedentemente comunicati (Harpster, 2006).

Ipotesi 3: la presenza di Fatti contraddittori nella chiamata è predittiva della colpevolezza del chiamante.

P = 0.0291

 

4) Osservazione non pertinente. La variabile è considerata presente quando un chiamante articolato (cioè perfettamente in grado di esprimersi) non risponde o fornisce una risposta non pertinente a una domanda rilevante per gli eventi accaduti, laddove una risposta onesta a tale domanda potrebbe mettere il chiamante in cattiva luce. Questa variabile è ispirata a quella che Harpster (2006) aveva definito Resistenza a rispondere, ma nello studio attuale è stata rinominata e definita in modo più restrittivo.

Ipotesi 4: la presenza di una Osservazione non pertinente nella chiamata è predittiva della colpevolezza del chiamante.

 

5) Accettazione della morte quando esiste una relazione personale stretta. Un chiamante che ha un legame affettivo stretto con la vittima tende di norma a mantenere una certa speranza che un intervento medico rapido possa consentire la sopravvivenza della vittima, anche quando le ferite sono gravi. Pertanto, ci si aspetta che il chiamante non dichiari la morte della vittima all’operatore. Se esiste una relazione personale stretta tra il chiamante e la vittima, e il chiamante accetta o riferisce la morte della vittima, la variabile viene codificata come presente, anche se una persona ragionevole potrebbe ritenere che, in base alle condizioni della vittima, la morte sia certa (Harpster, 2006).

Ipotesi 5: la presenza della variabile Accettazione della morte quando esiste una relazione personale stretta è associata alla colpevolezza del chiamante.

Come al solito, quel maestro di ambivalenza che è Stasi, cita entrambe le opzioni: “Eh, credo abbiano ucciso una persona, non sono sicuro, forse è viva”. ChatGPT 5 assegna correttamente la risposta come “colpevole”. Contempla la possibilità che sia morta, e lo fa all’inizio.

 

6) Cortesia inappropriata. È definita come l’uso, da parte del chiamante, di un linguaggio insolitamente garbato o eccessivamente educato durante la chiamata al 911. Si ritiene che il mantenimento delle convenzioni di cortesia e di etichetta non rappresenti un modello naturale di comunicazione in una situazione di emergenza, specialmente se esiste una relazione tra il chiamante e la vittima (Harpster, 2006). I chiamanti innocenti dovrebbero essere interamente concentrati sull’ottenere rapidamente aiuto per la vittima, piuttosto che prendersi il tempo di osservare le tradizionali forme di conversazione educata. I chiamanti colpevoli, al contrario, possono essere più attenti a presentare quello che percepiscono come un modello di comunicazione “normale”.
Ipotesi 6: si prevede che la presenza di Cortesia inappropriata da parte del chiamante sia associata alla sua colpevolezza.

Beh… qui non ci sono dubbi sul tono cortese e distaccato di Stasi

 

7) Possesso del problema. In una chiamata di emergenza per segnalare un ferimento o un decesso, la vittima è considerata la persona che ha il problema. Talvolta, però, un chiamante al 911 si concentra su sé stesso come se fosse lui ad avere il problema; per esempio, può dire: “Ho un problema qui” oppure “Ho bisogno di aiuto.” In tali casi, la variabile viene codificata come presente (Harpster, 2006).

Ipotesi 7: il Possesso del problema da parte del chiamante è previsto come associato alla sua colpevolezza.

P = 0.0707

“Mi serve un’ambulanza”, “mi” = “a me”. Non dice “mandate un’ambulanza”.

 

8) Pausa di riflessione. Questa variabile è presente quando un chiamante al 911 risponde in modo inaspettato a una domanda rilevante dell’operatore con una deviazione o con una parola riempitiva, come “eh?”, “cosa?” o “come?” (Harpster, 2006). Una domanda rilevante si riferisce a una domanda progettata per ottenere informazioni pertinenti alla comprensione di ciò che, secondo il chiamante, è accaduto e ha causato l’emergenza, oppure per ottenere informazioni sul coinvolgimento del chiamante stesso nell’emergenza. Il chiamante innocente dovrebbe rispondere rapidamente alle domande rilevanti dell’operatore, senza aver bisogno di molto tempo per formulare una risposta, poiché dovrebbe semplicemente riferire ciò che sa essere accaduto. Per un chiamante colpevole, invece, potrebbe essere necessario più tempo per decidere cosa dire in risposta alla domanda rilevante, al fine di massimizzare le possibilità di deviare da sé i sospetti.

Ipotesi 8: la presenza di una Pausa di riflessione è prevista come associata alla colpevolezza del chiamante.

“Sì, mi serve un’ambulanza”. Sì è una pausa di riflessione. “Eh, 29, la via senza uscita, la trova subito.” “Eh” è una pausa di riflessione.

 

9) Minimizzazione con “appena” nella comunicazione iniziale. Questa variabile è definita come qualsiasi affermazione il cui senso trasmette l’idea di “sono appena arrivato”, come a voler implicare “non potrei essere stato io”. Ci si aspetta che i chiamanti innocenti siano concentrati sull’ottenere aiuto, non sul prendersi il tempo di fare spontaneamente dichiarazioni per chiarire che non avrebbero potuto avere un ruolo nell’origine dell’emergenza, poiché sono appena giunti sul luogo. I chiamanti colpevoli, al contrario, possono essere più concentrati sul tentativo di stabilire la propria innocenza.

Ipotesi 9: si prevede che la presenza di una Minimizzazione con “appena” nella chiamata sia associata alla colpevolezza del chiamante.
“No, sono in caserma, sono appena arrivato, adesso gli dico cosa è successo.” “Sono appena arrivato”.

 

10) Conoscenza inspiegabile. Questa variabile è definita come qualsiasi riferimento a informazioni che il chiamante non avrebbe potuto ragionevolmente conoscere, date le circostanze, se la sua versione degli eventi fosse veritiera. Una persona innocente dovrebbe possedere solo il livello di conoscenza coerente con il ruolo che dichiara di aver avuto nell’evento. Un chiamante colpevole, invece, ha quasi certamente conoscenze sull’accaduto che solo l’autore del reato potrebbe avere. Durante la chiamata al 911, parte di questa “conoscenza colpevole” può essere rivelata involontariamente.

Ipotesi 10: si prevede che la presenza di Conoscenza inspiegabile nella chiamata sia associata alla colpevolezza del chiamante.

 

11) Narrazione con “con”. Questa variabile è presente quando il chiamante al 911 usa la parola “con” per descrivere lo svolgimento di un’attività sociale innocua e abituale (come mangiare, giocare, guardare la TV o una partita, andare al cinema, accompagnare qualcuno a un’attività, ecc.) insieme a una persona con la quale ha una relazione personale stretta, come in “stavo guardando la TV con mia moglie”. L’uso della parola “con” è ritenuto indicativo di distanza nella relazione (Sapir, 1987). Ad esempio, è preferibile dire “mio fratello ed io abbiamo guardato la partita di football in TV” piuttosto che “ho guardato la partita di football in TV con mio fratello.”
Ipotesi 11: si prevede che la presenza di una narrazione “con” in una chiamata in cui esiste una relazione personale stretta tra il chiamante e la vittima sia associata alla colpevolezza del chiamante.

 

12) Assenza di paura. Gli individui innocenti che scoprono una persona gravemente ferita o uccisa possono trovarsi in situazioni in cui l’autore del reato potrebbe essere ancora presente e rappresentare un pericolo per la loro incolumità. In tali circostanze, sarebbe ragionevole che il chiamante esprimesse una certa paura per la propria sicurezza. I chiamanti colpevoli, al contrario, sanno di non avere motivo di temere e quindi non dovrebbero esprimere spontaneamente paura. Questa variabile deve essere codificata come presente nei casi in cui il chiamante dovrebbe ragionevolmente temere che l’aggressore o gli aggressori possano trovarsi ancora sulla scena o nei pressi, ma non manifesta alcuna evidenza di paura, né diretta né indiretta.

Ipotesi 12: si prevede che l’assenza di paura, quando essa sarebbe giustificata, sia associata alla colpevolezza del chiamante e, al contrario, che l’espressione di paura sia associata a un chiamante innocente.

Stasi, nella chiamata non dice di aver paura. Lo dirà in successivi interrogatori, per giustificare il suo assurdo comportamento da soccorritore della povera Chiara. Di cosa avrebbe dovuto aver paura ? Di sé stesso… ?

 

13) Ordine errato. L’ordine con cui le persone parlano delle cose suggerisce le loro priorità. Un chiamante innocente, concentrato sull’ottenere aiuto per la vittima, dovrebbe riferire per prima la componente più grave dell’emergenza. Un chiamante colpevole, invece, può provare una certa ambivalenza nel fare la chiamata e può descrivere inizialmente aspetti meno gravi dell’emergenza, menzionando solo in un secondo momento la reale ferita o la morte della vittima. Questa variabile è definita come qualsiasi caso in cui vengano citati danni materiali o ferite non letali (o in generale si ponga l’attenzione su un altro aspetto dell’emergenza) prima di menzionare l’elemento più grave della situazione.
Ipotesi 13: si prevede che la presenza di un Ordine errato nel riportare gli aspetti dell’evento sia associata alla colpevolezza del chiamante.

P = 0.0206

Stasi non si è nemmeno accertato delle possibili ferite di Chiara, e l’operatore scopre solo molto dopo,  che forse hanno ucciso “una persona”, ma magari è ancora viva… non si sa…

Solo dopo l’inutile precisazione che è andato dai Carabinieri, compare un timido abbozzo della scena del crimine: “c’è molto sangue” e lei è “sdraiata per terra”, che non è assolutamente vero !

 

14) Contatto con l’arma. La maggior parte delle persone possiede una certa familiarità con le strategie investigative, grazie alla grande quantità di programmi televisivi polizieschi, e quindi sa che una scena del crimine dovrebbe essere lasciata il più possibile intatta. È proprio questa familiarità che può indurre le persone colpevoli a rendersi conto di aver lasciato impronte digitali o tracce di DNA sull’arma e a sentire la necessità di fornire una spiegazione plausibile. Una dichiarazione spontanea del chiamante in cui afferma di aver toccato l’arma può servire a fornire tale spiegazione. Una persona innocente, invece, avrebbe ben pochi motivi per toccare l’arma, salvo che ciò avvenga durante la prestazione di soccorso alla vittima; anche in tal caso, potrebbe non pensare di menzionarlo. Questa variabile è considerata presente quando un chiamante che afferma di non aver ferito o ucciso la vittima fa un commento spontaneo e non richiesto sul fatto di aver toccato un’arma che si può ragionevolmente presumere sia stata utilizzata per infliggere le ferite.

Ipotesi 14: si prevede che la presenza della variabile Contatto con l’arma sia associata alla colpevolezza del chiamante.

P = 0.0206

 

Le restanti variabili predittive comprendono fattori che, se presenti, possono mitigare l’effetto di altre variabili. Sono state esaminate quattro di queste variabili: Secondo o successivo chiamante, Informazioni di seconda mano, Prossimità e Segnalazione di ferita del chiamante. Queste non sono variabili linguistiche in sé, ma si ritiene che possano influenzare la presenza o l’assenza di alcune variabili linguistiche.

 

15) Secondo o successivo chiamante. Molto spesso, più di una persona è presente nel luogo da cui viene effettuata una chiamata al 911. Di conseguenza, una singola chiamata può coinvolgere più di un interlocutore: un primo parlante può intervenire all’inizio, seguito poi da un secondo parlante che prende la linea successivamente. Questa variabile è considerata presente quando la persona che parla nella parte codificata della trascrizione non è il chiamante iniziale al 911. Se un secondo o successivo parlante è presente e in grado di ascoltare la parte di conversazione del chiamante iniziale, è ragionevole concludere che il linguaggio del secondo o successivo chiamante possa essere influenzato da ciò che ha detto il primo.

Ipotesi 15a: se il chiamante iniziale ha fatto una Richiesta di aiuto immediata, urgente e pressante, è possibile che un secondo o successivo interlocutore non senta la necessità di ripetere la richiesta. I secondi o successivi chiamanti, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano meno inclini a formulare una Richiesta di aiuto rispetto ai chiamanti iniziali al 911.

Ipotesi 15b: se le informazioni critiche sono già state comunicate dal chiamante iniziale, è possibile che i secondi o successivi parlanti non si limitino a parlare solo di quelle informazioni nella loro parte della chiamata. Pertanto, i secondi o successivi chiamanti, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano più inclini a fornire Informazioni estranee rispetto ai chiamanti iniziali al 911.

 

16) Informazioni di seconda mano. Spesso le chiamate al 911 provengono da persone che dichiarano o sembrano riferire informazioni ottenute da un’altra persona, piuttosto che da un’osservazione diretta. Questo caso viene codificato come conoscenza di seconda mano.

Ipotesi 16a: se un chiamante si limita a riportare informazioni ottenute da qualcun altro, può essere meno incline a provare il senso di urgenza che deriva dall’essere sul luogo dell’emergenza. Pertanto, i chiamanti che riferiscono Informazioni di seconda mano, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano meno propensi a formulare una Richiesta di aiuto rispetto ai chiamanti al 911 che forniscono informazioni di prima mano.

Ipotesi 16b: i chiamanti che non si trovano sulla scena dell’emergenza e riportano solo informazioni ottenute da un’altra persona possono non avere una comprensione completa e accurata dell’emergenza. Pertanto, i chiamanti che riferiscono Informazioni di seconda mano, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano più inclini a fornire Informazioni estranee rispetto ai chiamanti al 911 che forniscono informazioni di prima mano.

Ipotesi 16c: i chiamanti che riferiscono Informazioni di seconda mano, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano più inclini a fornire Fatti contraddittori rispetto ai chiamanti al 911 che forniscono informazioni di prima mano.

 

17) Prossimità. Se si è verificato un evento violento o lesivo, questa variabile è considerata presente quando il chiamante era effettivamente presente al momento in cui si è verificata la violenza. Nel caso di un’emergenza che non coinvolge in modo evidente un’azione violenta o lesiva, come un neonato che smette di respirare senza una causa apparente, è sufficiente che il chiamante fosse presente al momento della scoperta affinché la variabile Prossimità venga codificata come presente.
Ipotesi 17: le persone che non erano prossime all’emergenza quando si è verificata possono sentirsi spinte a fornire una spiegazione del motivo per cui non possiedono tutte le informazioni pertinenti. Pertanto, i chiamanti che non erano prossimi all’evento al momento del suo inizio o della sua scoperta, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano più inclini a formulare una Minimizzazione con “appena” rispetto ai chiamanti al 911 che si trovavano in prossimità.

Altroché se era presente… ma questa è stata la materia del processo.

 

18) Segnalazione di ferita del chiamante. Se in qualsiasi momento della chiamata il chiamante riferisce di aver riportato una ferita personale associata all’evento che ha determinato la chiamata al 911, questa variabile viene considerata presente.

Ipotesi 18: se il chiamante al 911 riferisce di aver subito una lesione fisica personale, egli stesso ha un problema personale, oltre al problema della vittima. I chiamanti che riferiscono di aver riportato una ferita personale, indipendentemente dalla colpevolezza o innocenza, si prevede che siano più inclini a pronunciare parole che possano essere codificate come Possesso del problema rispetto ai chiamanti al 911 che non riportano di aver subito una ferita personale.

 

Dallo studio emerge che 4 variabili hanno una p significativa. Se le quattro variabili che predicono la colpevolezza (Informazioni estranee, Fatti contraddittori, Ordine errato e Contatto con l’arma) vengono considerate singolarmente come segnali d’allarme per gli investigatori, la loro applicazione operativa nelle indagini risulta più chiara.

 

 

Questa è la distribuzione delle Red Flags (RF) fra innocenti e colpevoli. Esempio il 57% dei colpevoli presentava 0 RF contro il 94% degli innocenti, e così via. Si nota subito che nessuno degli innocenti presenta due o più RF ! La situazione è illustrata nel grafico sottostante.

 

Ecco le probabilità di essere colpevole, a seconda del numero di RF (grafico mio).


Il prossimo passo è ovvio… quante RF presenta la telefonata al 118 di Stasi ? Per evitare di essere parziale… ho fatto analizzare la telefonata a ChatGPT 5 dopo averle illustrato le caratteristiche delle RF. Ecco la sua risposta.


Analizziamo la chiamata di Stasi al 118 secondo i quattro parametri usati nello studio di Cromer, cioè quelli considerati “red flags predittivi di colpevolezza”:


1️ Extraneous Information (Informazioni estranee) Presente.

Stasi aggiunge spontaneamente dettagli non richiesti e irrilevanti per l’urgenza medica (“È la via senza uscita”, “troverà i carabinieri”, “sono in caserma”, “adesso gli dico cosa è successo”).

Un chiamante genuinamente concentrato sulla vittima si limiterebbe a descrivere le condizioni e chiedere aiuto, non a fornire logistica o giustificazioni.
➡️ Red flag 1 = Sì.


2️ Conflicting Facts (Fatti contraddittori) Presente.

All’inizio dice: “Mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli 29”, poi subito dopo “mi sembra al 29, non ne sono sicuro”.
Dopo ancora aggiunge “sono in caserma, sono appena arrivato” contraddizione con l’inizio, in cui parlava come se fosse sul posto (“c’è sangue dappertutto, lei è sdraiata per terra”).

➡️ Red flag 2 = Sì.


3️ Incorrect Order (Ordine errato) Presente.

Inizia la chiamata con l’indirizzo e l’incertezza sul civico, ma non riferisce subito la natura dell’emergenza (“mi serve un’ambulanza” … solo dopo, quando l’operatore lo incalza, dice “credo abbiano ucciso una persona”).
Un innocente tipicamente esordisce con “C’è una ragazza ferita!”, “Serve aiuto subito!”, e poi l’indirizzo.

➡️ Red flag 3 = Sì.


4️ Weapon Touch (Contatto con l’arma) Assente.

Non fa nessun riferimento spontaneo ad aver toccato oggetti o scene del crimine (arma, corpo, ecc.).

➡️ Red flag 4 = No.


🔹 Sintesi finale

Parametro

Presente?

Osservazioni

Extraneous Information

Fornisce dettagli non pertinenti e giustificativi

Conflicting Facts

Contraddizioni tra “sono sul posto” e “sono in caserma”

Incorrect Order

Ritarda la comunicazione dell’evento principale

Weapon Touch

Nessun riferimento all’arma


👉 Totale red flags: 3 su 4.

Secondo la scala di Cromer, ≥2 red flags classificazione colpevole con specificità 100% (nei loro dati).

 

Non dubitavo del risultato… tre su quattro, e il quarto parametro è indeterminabile perché non ha mai menzionato la possibile arma del delitto, tranne che forse l’avevano “accoltellata”, ma specifica in un interrogatorio che era per illustrare che c’era molto sangue.

Risulterebbe… che stando a questi 4 parametri considerati, Stasi ha fatto una telefonata al 118 col 100% di probabilità di essere colpevole
Lo Studio di Cromer si basava su 50 casi, 36 innocenti e 14 colpevoli, e magari in successivi studi un campione più ampio potrebbe modificare il risultato, oppure verranno scelti altri parametri. In uno studio di Markey del 2024, che illustro più sotto,  ne vengono considerati addirittura 86… ma è il quadro generale, che conta, il trend, e per Stasi punta decisamente sulla colpevolezza.

Per curiosità, ho voluto allargare lo sguardo, considerando tutti e 14 i parametri (i 4 “mitiganti” non sussistevano, qui), anche quelli che non erano significativi, sempre facendomi aiutare da Chat GPT 5 per “assegnare” il parametro. Ecco i risultati.

 

🔹 Tabella

Variabile

Presenza

Indizio per

Nota sintetica

1

Plea for Help

Innocenza

“mi serve un’ambulanza”

2

Extraneous Information

Colpevolezza

dettagli non richiesti

3

Conflicting Facts

Colpevolezza

“sul posto / in caserma”

4

Non-Responsive Remark

risponde coerentemente

5

Acceptance of Death

Colpevolezza

“credo abbiano ucciso una persona”

6

Inappropriate Politeness

Colpevolezza

tono educato e pacato

7

Possession of the Problem

Colpevolezza

“mi serve un’ambulanza” centrato su sé

8

Thinking Pause

Colpevolezza

“Sì,” e “Eh,” come riempitivi

9

Minimizing “Just”

Colpevolezza

“sono appena arrivato”

10

Unexplained Knowledge

nessuna conoscenza impossibile

11

Narrative “With”

non pertinente

12

Lack of Fear

Colpevolezza

calma anomala, nessun riferimento al pericolo

13

Incorrect Order

Colpevolezza

non annuncia subito l’emergenza

14

Weapon Touch

assente

 

🔹 Totale effettivo:

  • 9 pro-colpevolezza n. 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9, 13, 12
  • 1 pro-innocenza n. 1
  • 4 assenti/non applicabili n. 4, 10, 11, 14

Analisi complessiva dei 14 parametri

Applicando alla telefonata di Alberto Stasi al 118 le quattordici variabili linguistiche individuate da Harpster (2006) e successivamente riprese da Cromer et al. (2019), risultano complessivamente valutabili dieci parametri, mentre quattro appaiono non applicabili o indeterminabili per mancanza di elementi linguistici o contestuali.

Tra i dieci parametri determinabili, nove risultano coerenti con i comportamenti tipici di un guilty caller (chiamante colpevole) e uno soltanto con quelli di un innocent caller.

In termini proporzionali, la distribuzione dei segnali risulta quindi 9 a 1 a favore della colpevolezza, col 90% dei marcatori linguistici orientati verso un profilo ingannevole.

Pur trattandosi di un’analisi qualitativa, il quadro che emerge è fortemente sbilanciato, mostrando la presenza simultanea di molteplici indicatori chiave che la letteratura associa sistematicamente a soggetti coinvolti direttamente nel crimine da loro stessi denunciato.


Analisi statistica secondo il modello Cromer et al. (2019)

Lo studio di Cromer e colleghi (2019) ha sottoposto a verifica empirica soltanto quattro delle quattordici variabili originarie — Extraneous Information, Conflicting Facts, Incorrect Order e Weapon Touch — confermandone il valore predittivo di colpevolezza.

Applicando questo sottoinsieme alla telefonata di Stasi, risultano presenti tre red flags su quattro (tutte tranne Weapon Touch).

Nel campione analizzato da Cromer, tale configurazione corrisponde alla soglia di massima specificità: nessun chiamante innocente presentava più di una red flag, mentre la presenza di due o più red flags era osservata esclusivamente nei chiamanti colpevoli.

Alla luce di questo dato, la chiamata di Stasi, che mostra tre red flags tra le quattro validate, si colloca nettamente all’interno del profilo altamente compatibile con un “guilty caller” secondo i criteri empiricamente verificati dallo studio.

 

Fin qui ChatGPT 5… direi che rimangono pochi dubbi che la telefonata di Stasi abbia le caratteristiche di essere stata fatta dal colpevole dell’omicidio in persona.

Dei 10 parametri non presi in considerazione, dal punto di vista statistico, ben 9, il 90%, mostrano le caratteristiche della colpevolezza. Per quanto riguarda gli altri 4 parametri validati statisticamente da Cromer, abbiamo tre RF su 4, quando l’innocente al massimo ne ha una !

Qui non si tratta di “cosa avrei fatto io al posto suo”, o “cosa avrei detto”, qui ci sono dati, statistiche, numeri.

 

Come promesso, riesamino il punto 1, la richiesta d’aiuto, l’unico assegnato a Stasi come “innocente”.

 

“Sì, mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli, a Garlasco.”

 

Se ascoltate anche il tono con cui pronunacia la frase, vi accorgete subito che sembra la richiesta per avere un taxi !!!

 

Dal precedente post, ecco invece come esordisce Bernardo Mingrone

 

Operatore: 118?

Bernardo Mingrone: Deve mandare subito a Siena, Rocca Salimbeni… subito un’ambulanza.

Operatore: Siena?

Bernardo Mingrone: Subito un’ambulanza!

Operatore: Sì, ho capito ‘ndove?

Bernardo Mingrone: Rocca Salimbeni, subito.

Operatore: È una via? C’è una via lì? Che cos’è?

Bernardo Mingrone: Rocca Salimbeni a su… Oh mio Dio, oh mio Dio, a Siena, subitoooo!!!

 

Notate la differenza abissale ? In 4 frasi di Mingrone, c’è la bellezza di 5 “subito”, urlati, e due “Oh mio Dio”.

 

Harpster nel suol lavoro del 2006 “The Nature of 911 Homicide Calls: Using 911 Homicide Calls to Identify Indicators of Innocence and Guilt” fa uno schema eloquente su come dovrebbe essere la chiamata di un innocente, riguardo alla richiesta di aiuto.

 


L’innocente segue l’albero del diagramma di flusso stando sempre sulla destra. Se in qualsiasi punto va sulla sinistra, è la chiamata di un presunto colpevole ! Analizziamo tutte le biforcazioni.

1) Richiesta d’aiuto assente/presente. Presente, OK, siamo sulla destra.

2) Richiesta esclusivamente per il chiamante/per la vittima o vittima e chiamante. Già qui Stasi inizia a deragliare… dice “Sì, mi serve un’ambulanza”. E’ quel “mi” a tradirlo, a parte il cortese “Sì”, per prendere tempo. Mingrone dice “Deve mandare subito a Siena, Rocca Salimbeni… subito un’ambulanza.”

L’ambulanza serve a Stasi… “Scusate, se non vi è di troppo disturbo, potreste, per cortesia, ma non c’è fretta… mandarMI un taxi… pardon un’ambulanza in via Pascoli 29 ?”.

Solo dopo il teatrino sul numero 29, e la via senz’uscita, l’operatore viene a sapere che l’ambulanza è per una “persona”, il cui sesso verrà specificato solo dopo altre domande… comunque, voglio essere generoso, diciamo che Stasi sta ancora a destra.

 

3) Successivamente/all’inizio.

OK la richiesta di soccorso appare all’inizio, siamo sempre a destra.


4) “Immediatezza”.  La risposta dell’innocente è rapida, ecco cosa scrive Harpster:

“La terza sotto-categoria della variabile Plea for Help è l’Immediatezza della Richiesta. Quando una persona si trova di fronte a una situazione di crisi che coinvolge la vita o la morte di una vittima, ci si aspetta che chiami il 911 ed esprima un senso di urgenza durante la chiamata. Inoltre, se tra il chiamante e la vittima esiste un qualsiasi tipo di relazione, il fattore di immediatezza dovrebbe essere ancora più evidente e marcato.

 

Il seguente estratto è tratto da una chiamata al 911 in cui il chiamante stava segnalando che una vittima sconosciuta era appena stata colpita da un’arma da fuoco:

 

Operatore: “Dov’è la persona che hanno sparato?”

Chiamante: “Per favore fate presto, è distesa nel vicolo!”

 

In questo caso, il chiamante comunica chiaramente un senso di immediatezza, chiedendo ai soccorsi di “fare presto” nell’intervenire sul luogo. Se lo stesso chiamante avesse semplicemente risposto “È distesa nel vicolo”, non ci sarebbe stata alcuna richiesta di una risposta rapida; e quindi si sarebbe riscontrata una mancanza di immediatezza nella richiesta d’aiuto.”


Nella chiamata di Stasi non c’è nessuna immediatezza. Chiama, con calma, il “taxi”. Si perde nei meandri del numero civico che non ricorda più (!), e di vie senza uscita… Finalmente l’operatore, alla quinta domanda, apprende che “una persona” è stata uccisa, ma forse anche no !
Risultato ? Colpevole

 

5) Urgenza. Ecco cosa scrive Harpster:


“L’ultima sotto-categoria della variabile Plea for Help è la Richiesta d’Aiuto Urgente e Pressante (per l’intervento della polizia o dei soccorsi). Quando una persona chiama il servizio d’emergenza 911 per segnalare un omicidio, ci si aspetta che il chiamante sia esigente e incalzante nella sua richiesta d’aiuto.

 

Ad esempio, il seguente scambio si è verificato quando un uomo ha chiamato il 911 per riferire che una persona era appena stata colpita da un’arma da fuoco in South Euclid Street:

 

Operatore: “Qual è il numero di telefono da cui sta chiamando?”

Chiamante: “ANDATE SUBITO AL 845 DI SOUTH EUCLID! ORA!”

 

Il chiamante, che non era l’autore del reato, chiede chiaramente che il personale medico arrivi rapidamente sul posto.

Al contrario, un chiamante che si prende il tempo di rispondere all’operatore comunicando il proprio numero di cellulare, senza mai sottolineare la necessità di un intervento immediato della polizia o dei soccorsi, non verrebbe considerato pressante nella sua richiesta d’aiuto.

Gli indicatori di immediatezza e urgenza dovrebbero essere attesi quando un chiamante al 911 utilizza il servizio per chiedere aiuto in una situazione potenzialmente fatale, soprattutto quando esiste una relazione personale tra il chiamante e la vittima dell’evento.”

 

Qui immediatezza e urgenza mancano completamente. Ancora un po’ e Stasi si mette a consultare Google Maps per vedere se la strada è effettivamente senza uscita, e qual è quel benedetto numero civico che non si ricorda, lo smemoratello. “Sì”… “Eh, 29”…”Eh, credo”.

Risulta che la richiesta di aiuto, secondo i criteri di Harpster, per le due “deviazioni a sinistra” nei punti 4 e 5, dovrebbe essere considerata indicatore di colpevolezza, per Stasi.

Tutte queste considerazioni riguardano solo la richiesta di aiuto, che non è neanche valutata statisticamente fra i 4 parametri nello studio di Cromer, ma solo descrittivamente, e che “magnanimamente” è l’unico dei 14 parametri valutato a favore di Stasi.

La chiamata al 118 di Stasi  è emblematica di un chiamante che è colpevole. Ovviamente non è una prova, ma un fortissimo indizio a suo carico.

 

Harpster analizza anche un importante aspetto, che può essere colto solo ascoltando l’audio della chiamata: la Modulazione.

 

Modulazione. In questo studio, la modulazione è definita come una voce normale o alta, con inflessioni, intonazione e variazioni di tono. Quando un chiamante contatta il centro di emergenza 911 per segnalare un evento fatale o potenzialmente fatale, ci si aspetta che il chiamante mostri modulazione durante la chiamata.

La paura, lo stress e la pressione associati all’assistere e al riferire un omicidio o le sue conseguenze si manifesterebbero prevedibilmente attraverso la modulazione della voce nel corso della chiamata al 911. Se quel chiamante stesse segnalando un evento simile che coinvolge una persona con cui ha una relazione (familiare, sociale o affettiva), ci si aspetterebbe che la modulazione della voce fosse ancora più marcata.

Quando invece una persona chiama il 911 per riferire un omicidio, o un potenziale omicidio, e la sua voce è monotona, priva di emozione, dal tono piatto e robotico, senza inflessioni, questo non rappresenta un esempio di modulazione.

 

Ditemi voi se qui c’è Modulazione… “il biondino dagli occhi di ghiaccio” è stato definito, e se lo ascoltate, è un robot… con solo una leggerissima alterazione, in qualche punto, impressionante ! Sembra Turetta, una caratteristica, quella del tono piatto e monocorde, tipica degli psicopatici, alla cui categoria, credo proprio che i due facciano parte.

Dopo tutte queste considerazioni, con calma, serenamente, ascoltatelo di nuovo… per favore ! Termina con "gli dico cosa è successo", non credo proprio...


Infine vediamo il recente studio di Markey del 2024 “Deception Cues During High-Risk Situations: 911 Homicide Calls” ,  che usa la bellezza di 86 parametri. Nella tabella sotto vengono elencati solo i primi 20, per ciascuna categoria, colpevoli o innocenti, ordinati per correlazione.


Nello studio viene evidenziato che è possibile differenziare le chiamate fatte da colpevoli o innocenti, a seconda del loro punteggio globale (Deception Score).

 

 

Nella discussione finale.

 

“Come mostrato nella Tabella 2, i chiamanti ingannevoli si sono rivelati auto-drammatizzanti, lunatici, sconsiderati, preoccupati, depressi, emotivi e nervosi. Allo stesso modo, tali modelli prevedono che il carico cognitivo e l’incertezza insiti nella costruzione di narrazioni false portino chi inganna a raccontare storie poco convincenti. Anche questa ipotesi risulta coerente con i risultati del presente studio, secondo cui gli individui ingannevoli apparivano sopraffatti e producevano narrazioni poco strutturate, poco chiare e prive di focalizzazione.

Tali risultati hanno implicazioni per la comprensione di come le situazioni ad alto rischio possano modificare il peso degli indizi durante l’inganno e possono costituire un utile strumento per rilevare l’inganno criminale.

L’ampiezza dell’effetto ottenuta in questa analisi è risultata maggiore del previsto (d = 1.32) e mette in evidenza l’utilità del metodo Q-sort centrato sulla persona.”

 

In sostanza è possibile differenziare le chiamate dei colpevoli da quelle degli innocenti, in modo scientifico e obbiettivo, pur con tutte le cautele del caso. Stiamo sempre parlando di indizio, non di prova.

L’importante è superare la fase “giustificativa” del “poverino, era sotto schock”…


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