Non tutte le chiamate al 118 sono uguali…
In questo ottimo articolo di Ursula Franco, la dottoressa, criminologa, uno dei più grandi esperti italiani di Statement Analysis, mette a confronto la “tiepida” telefonata dell’anemico, riluttante e calcolatore Stasi, con delle vere, angosciate e drammatiche richieste di soccorso, fatte da Bernardo Mingrone, in seguito al suicidio di David Rossi.
Vi consiglio di leggere tutto, e poi ritornare a leggere la
telefonata di Stasi. Fate un paragone tra l’urgenza, il modo “rude” di parlare
di Mingrone, l’assoluta mancanza di convenevoli, di pause, lo sforzo per essere
il più preciso e conciso possibile, con l’asettico, indeciso e formale tono di
Stasi. Il suo prendere tempo, l’inaccuratezza su dettagli capitali (indirizzo,
posizione della vittima, cancelletto chiuso), l’operatore che è costretto ad
estrarre a fatica informazioni.
Per non parlare del comportamento assurdo di Stasi, che
nemmeno sfiora Chiara… e fugge più veloce della luce, non aspettando i
soccorsi, senza però dimenticare di chiudere il cancello “perché non potevo lasciare tutto aperto”…
Ursula Franco
Mettiamo a confronto l’analisi della telefonata al 118 di
Alberto Stasi, seguita all’omicidio di Chiara Poggi, con le telefonate di
soccorso di Bernardo Mingrone, seguite al suicidio di David Rossi.
Grazie alla casistica in tema di telefonate di soccorso sappiamo cosa aspettarci da chi chiama, per questo motivo il materiale d’analisi vero e proprio è ciò che risulta “inaspettato”.
Expected: ci aspettiamo
che chi chiama chieda aiuto per la vittima, che sia insistente e alterato. Ci
aspettiamo che non attenda la fine della domanda dell’operatore per esplicitare
una richiesta d’aiuto e anche che imprechi e dica parolacce.
Unexpected: non ci
aspettiamo che chi chiama si perda in superflui convenevoli, che chieda aiuto
per sé e che senta il bisogno di collocarsi dalla parte dei “buoni” ovvero da
quella di coloro che vogliono il bene per la vittima.
Il 13 agosto 2007, alle ore 13.50.24 (durata 0.59
secondi) Alberto Stasi fece la seguente telefonata al servizio 118:
Operatore:
118
Stasi:
Sì, mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli, a Garlasco.
Expected: “La mia fidanzata
Chiara è ferita, ha bisogno di aiuto”.
“Sì” è una pausa per pensare a
cosa dire ed è inaspettata. Si noti che il “mi serve un’ambulanza” è una
richiesta a nome del chiamante e che manca ogni riferimento alla vittima.
O: A
Garlasco?
S:
Sì.
O:
Via Giovanni Pascoli, al numero?
S:
Eh, 29, la via senza uscita, la trova subito.
“Eh” è ancora una pausa per
pensare. Ma come “la trova subito”? Perché Stasi tenta di scaricare così
l’operatore? Perché non aspetta e conduce i soccorritori da Chiara?
O:
Come?
S: È
la via senza uscita, mi sembra al 29, non ne sono sicuro.
La richiesta di Alberto Stasi di
un’ambulanza ad un indirizzo mancante del numero civico, che su invito
dell’operatore egli riferisce essere il 29, aggiungendo di non esserne sicuro,
mentre la casa della famiglia Poggi si trova al civico 8, ci segnala una
mancanza di accuratezza. Perché Stasi non si è accertato del numero civico
prima di chiamare? Perché non se ne accerta adesso? Non ha urgenza che Chiara
venga soccorsa?
O: Ma
cosa succede?
S:
Eh, credo abbiano ucciso una persona, non sono sicuro, forse è viva.
“Eh” è ancora una pausa per
pensare. Il fatto che Stasi non introduca Chiara con il suo nome e titolo è
inaspettato e ci illumina sullo stato del loro rapporto al momento della
chiamata. Il linguaggio è un riflesso della nostra percezione della realtà, per
Alberto Stasi Chiara Poggi è semplicemente “una persona”. Alberto Stasi
comunica la morte di Chiara senza avere le competenze mediche per farlo.
Comunicare la morte di un soggetto per il quale si stanno chiamando i soccorsi
non è certamente un invito rivolto ai soccorritori a recarsi rapidamente sulla
scena. La reazione di un innocente de facto che scopre la vittima di un
omicidio è generalmente opposta, soprattutto i familiari negano
nell’immediatezza la morte di un loro caro per l’incapacità di processare
un’informazione così sconvolgente, anzi chiedono ai soccorritori di praticare
sul corpo del defunto ogni attività possibile per resuscitarlo, anche quando
questi appare “irrimediabilmente” morto.
O: In
che senso? Cosa è successo? Lei cosa vede?
S:
Adesso sono andato dai carabinieri… c’è… c’è… c’è sangue dappertutto, lei è
sdraiata per terra.
Perché Alberto dice “Adesso sono
andato dai carabinieri” invece di rispondere alle domande dell’operatore? Si
era forse preparato un copione? Ancora una volta Stasi prende le distanze da
Chiara con il “lei”. Si noti “lei è sdraiata per terra” e non “è in fondo alle
scale”, perché non è accurato? E’ inaspettato che inviti i soccorritori ad una
sorta di caccia al tesoro mentre potrebbe sia attenderli di fronte alla
villetta che condurli personalmente da Chiara.
O: In
strada o in casa?
S:
No, in casa.
Stasi non ha riferito con
precisione all’operatore dove si trovi Chiara, solo su richiesta dello stesso
egli afferma che la ragazza si trova in casa (una villetta a due piani con
cantina e giardino) ma non si preoccupa di specificare che si trova in fondo
alle scale della cantina. Perché Alberto non ha urgenza che Chiara venga
ritrovata e che si faccia un disperato tentativo di soccorso?
O:
Sì, ma è una sua parente?
Durante tutta la telefonata
l’operatore è a pesca di informazioni che ci saremmo aspettati Stasi gli desse
spontaneamente.
S:
No, è la mia fidanzata.
Alberto, solo in seguito alle
domande dell’operatore del 118, definisce Chiara “la mia fidanzata”
O:
Quanti anni ha questa persona?
Si noti che l’operatore ripete la
prima definizione che Stasi ha dato di Chiara “persona”
S:
26.
O: Va
bene adesso arriviamo. Le sembra al civico 29?
S:
Comunque è la via senza uscita, sicuramente troverà anche i carabinieri.
O: Ma
lei è in casa, adesso?
S:
No, sono in caserma, sono appena arrivato, adesso gli dico cosa è successo.
Invece di tornare indietro per assicurarsi che l’ambulanza
trovi immediatamente la casa dei Poggi, invece di accompagnare i sanitari da
Chiara, Alberto si reca alla caserma dei Carabinieri che dista circa 600 metri
dalla villetta. Tra l’altro Stasi è a conoscenza del fatto che il cancello
della villetta dei Poggi è chiuso e che, inevitabilmente, tale circostanza
rallenterà i soccorsi ma non si preoccupa di tornare indietro per aprirlo.
Durante la telefonata Alberto perde tempo per ben due
volte, prima nello spiegare che lui si sta recando dai Carabinieri e poi per
riferire che si trova in caserma per dire “cosa è successo”
Tra l’altro, Stasi usa la frase: “cosa è successo”, una
frase tipica di chi ha partecipato ad un evento, perché non ha detto “cosa ho
visto”? “cosa è successo” è frutto di una contaminazione da parte
dell’operatore?
Quando si apre il cancello della caserma dei Carabinieri,
Alberto sembra ormai quasi infastidito e deciso a chiudere la telefonata con il
118 per focalizzare su ciò che dovrà dire agli uomini dell’Arma che in quel
momento sono sicuramente meno utili alla sua fidanzata dei soccorritori.
O: Va bene, comunichiamo anche noi con i carabinieri, intanto mando a vedere un’ambulanza, va bene.
CONCLUSIONI: Deception
Indicated
Analisi delle telefonate di
soccorso di Bernardo Mingrone. David Rossi è morto il 6 marzo 2013 dopo essere
precipitato dalla finestra del suo ufficio; David era il responsabile della
comunicazione di Monte dei Paschi di Siena.Informato della sua caduta, Bernardo
Mingrone, capo dell’area finanza di Monte dei Maschi ha chiamato i soccorsi e i
carabinieri.
Analisi della chiamata al 118 delle 20.43 effettuata da
Bernardo Mingrone:
Operatore:
118?
Bernardo
Mingrone: Deve mandare subito a Siena, Rocca Salimbeni… subito un’ambulanza.
Richiesta di soccorso immediata e
concisa. L’imperativo “Deve” senza convenevoli e “subito” fanno luce sulla
personalità del Mingrone, un leader. “subito” è indicativo di un’urgenza.
Operatore:
Siena?
Bernardo
Mingrone: Subito un’ambulanza!
Seconda richiesta di soccorsi a
distanza di pochi secondi.
Operatore:
Sì, ho capito ‘ndove?
Bernardo
Mingrone: Rocca Salimbeni, subito.
Operatore:
È una via? C’è una via lì? Che cos’è?
Bernardo
Mingrone: Rocca Salimbeni a su… Oh mio Dio, oh mio Dio, a Siena, subitoooo!!!
Operatore:
Allora, in che civico andiamo?
Bernardo
Mingrone: Piazza Salimbeni tre, subito.
Operatore:
Sì, sta arrivando.
Bernardo
Mingrone: Come si chiama quella strada? Mandi in Piazza Salimbeni, subito… al
tre.
Terza richiesta di soccorso.
Mingrone, o non ricorda, o non sa il nome del vicolo dove è caduto David, ma
non perde tempo, invita il 118 a raggiungere Piazza Salimbeni, che è a pochi
passi dallo stesso.
Operatore:
Sì, che è successo?
Bernardo
Mingrone: Si è appena buttata una persona dalla finestra.
Operatore:
In Piazza Salimbeni?
Bernardo
Mingrone: Piazza Salimbeni, tre!!!
L’enfasi sulla parola “tre” è un
invito a far presto.
Operatore:
Sì, stiamo arrivando, stiamo arrivando.
Concentriamoci sull’obiettivo
primario che un soggetto innocente che chiama i soccorsi dovrebbe avere:
un’assistenza immediata. La richiesta di assistenza immediata sarà più intensa
nel caso in cui la vittima per cui viene richiesta sia una persona con cui chi
chiama ha una relazione familiare, emozionale o sociale e generalmente tale
richiesta si trova nelle fasi iniziali della telefonata.
1) Mingrone fa una precisa
richiesta d’aiuto all’operatore non appena ottiene da lui una risposta e tale
richiesta è immediata e concisa.
2) Mingrone non si perde in
convenevoli. Le buone maniere sono fuori luogo durante un’emergenza, mal si
accordano con una telefonata di soccorso e quando sono presenti sono sospette
perché generalmente servono a chi chiama per accattivarsi l’operatore al fine
di celare eventuali responsabilità. Vi rimando all’analisi della telefonata al
118 della famiglia Ciontoli.
3) La richiesta d’aiuto di
Mingrone è ferma, ripetuta e sottolineata dall’urgenza, in un breve scambio con
l’operatore ripete la parola “subito” per ben sei volte.
4) Per tutta la durata della
telefonata, il tono della voce di Bernardo Mingrone è modulato in accordo con i
fatti descritti e tradisce il suo stato d’ansia dovuto ad un forte e sincero
coinvolgimento emotivo.
Al contrario, l’assenza di modulazione del tono della voce è un indicatore di menzogna, chi simula è in grado di modulare il proprio tono della voce solo nelle fasi iniziali di una telefonata di soccorso o a picchi, questo perché chi mente non riesce a concentrarsi a lungo sul tono di voce da usare essendo impegnato nel tentativo di costruire risposte verbali non incriminanti.
Analisi della seconda chiamata al 118 effettuata da
Bernardo Mingrone:
Operatrice:
118 Siena?
Bernardo
Mingrone: Sì, ho chiamato per un’ambulanza in via dei Rossi, non è ancora
arrivato nessuno.
Un’altra richiesta.
Operatrice:
Allora in via dei Rossi?
Bernardo
Mingrone: Dei Rossi, sì.
Operatrice:
Ma dove? A Siena?
Bernardo
Mingrone: In Piazza, sì, Salimbeni.
Mingrone capisce che l’operatrice
non ha chiaro dove si trovi via dei Rossi, per questo motivo continua a far
riferimento alla più nota Piazza Salimbeni, David, peraltro, si trova in vicolo
Monte Pio.
Operatrice:
Ah, in Piazza Salimbeni stanno arrivando, son partiti, erano a un pronto
soccorso, stavano scaricando un altro malato.
Operatrice:
Che succede signore?
Bernardo
Mingrone: Eh, si è suicidata una persona.
Operatrice:
Ma è…
Bernardo
Mingrone: Si è buttata da una finestra.
Operatrice:
A che piano?
Bernardo
Mingrone: Dal terzo, è immobile per terra, io non so che… no… non riesco ad
andarci.
Operatrice:
Lo vede che respira?
Bernardo
Mingrone: Sì, sì, non… non respira.
Bernando Mingrone, su richiesta
dell’operatrice, riferisce che David non respira più ma nonostante tutto
desidera che si faccia al più presto un disperato tentativo di soccorrerlo.
Mingrone, a differenza di Alberto
Stasi, non si è rassegnato alla morte del proprio collega. Mingrone non è stato
in grado di metabolizzare un’informazione così sconvolgente e ha insistito
affinché David venisse rapidamente soccorso.
Operatrice:
Sento le sirene, stanno arrivando.
Bernardo
Mingrone: No, questa è la polizia.
Mingrone mostra ancora di avere
urgenza che David venga soccorso
Operatrice:
Uhm, è la polizia? Okay.
Bernardo
Mingrone: Sì, è la polizia.
Operatrice:
Comunque, guardi, stanno arrivando.
Bernardo
Mingrone: No… ah… ecco l’ambulanza.
Operatrice: È l’ambulanza, Okay, arrivederci.
Analisi della telefonata effettuata da Mingrone al 112:
Carabiniere:
Pronto?
Bernardo
Mingrone: Pronto?
Carabiniere:
Pronto, buonasera, Carabinieri di Siena, prego…
Bernardo
Mingrone: Può mandare subito una macchina a via dei Rossi, in Piazza Salimbeni,
al Monte dei Paschi!? Si è buttata una persona dalla finestra.
Si noti che Mingrone non risponde al “buonasera” del
carabiniere ma chiede “subito” una pattuglia, mostrando urgenza.
È chiaro che Mingrone fa sempre riferimento a Piazza Salimbeni e non a via dei Rossi perché è convinto, a ragione, che la Piazza sia più conosciuta della via e che non sarà difficile indirizzare da lì i carabinieri e i soccorsi in via dei Rossi. In ogni caso Mingrone fornisce al carabiniere più riferimenti possibili: “via dei Rossi, in Piazza Salimbeni, al Monte dei Paschi”, perché non ci siano dubbi su dove mandare la pattuglia.
Carabiniere:
Come si chiama lei scusi? Pronto? Come si chiama lei?
Bernardo
Mingrone: Mingrone.
Carabiniere:
Mi…?
Bernardo
Mingrone: Mingrone.
Carabiniere:
Miii…?
Bernardo
Mingrone: Mingrone.
Carabiniere:
Mingrone.
Carabiniere:
Di nome?
Bernardo
Mingrone: Bernardo, Bernardo.
Carabiniere:
Bernando, via dei Rossi?
No
comment.
Bernardo
Mingrone: Via dei Rossi, com’è il numero? All’incrocio di via dei Rossi.
Mingrone chiede informazioni ad
altri soggetti vicini a lui per essere il più preciso possibile con il
carabiniere.
Carabiniere:
Via dei Rossi…?
Bernardo
Mingrone: Mandate una macchina qua in Piazza Salimbeni, al volo.
Mingrone è spazientito, fa capire
al suo interlocutore che le sue domande sono una perdita di tempo e chiede che
venga mandata un’auto “al volo”
Carabiniere:
Salimbeni, lì, è da… davanti al Monte!
Bernardo
Mingrone: Sì, esatto!
Il carabiniere mostra di
conoscere Piazza Salimbeni, Mingrone appare sollevato.
Carabiniere:
Da dove si è buttato questo signore?
Bernardo
Mingrone: Dal terzo cazzo di piano!
Mingrone è esasperato dalle
domande del carabiniere e glielo fa capire.
Carabiniere:
Oh, signore, io sto facendo delle domande… (Mingrone interrompe il
carabiniere)
Non solo Bernardo Mingrone dice la parola “cazzo” ma
interrompe il carabiniere, è stremato dai tempi morti della telefonata e
manifesta tracce verbali di rabbia, sente che si sta perdendo tempo prezioso.
Di certo Mingrone non fa nulla per accattivarsi l’interlocutore, mostrandoci
così di non avere nulla da nascondere, egli desidera sinceramente che si faccia
il possibile per salvare David.
Parolacce ed imprecazioni si trovano di frequente nelle telefonate di soccorritori innocenti mentre nelle telefonate di soccorso di soggetti implicati nei fatti si riscontrano spesso eccessive buone maniere in specie all’inizio della telefonata.
Bernardo
Mingrone: Una macchina, per favore.
Il contesto è la chiave,
l’espressione, “per favore”, non rientra tra i convenevoli ma è al limite del
polemico, non viene utilizzata per ingraziarsi l’operatore ma per accelerare i
tempi.
Carabiniere:
Eh, vi si manda, va bene? Un attimino.
Bernardo
Mingrone: Sì, grazie.
Mingrone ringrazia mostrandosi
finalmente sollevato.
CONCLUSIONI
La richiesta d’aiuto di Mingrone è stata immediata,
concisa, ripetuta e caratterizzata dall’urgenza (“Deve”,”subito”, “al volo”)
Bernardo Mingrone non ha fornito informazioni non
necessarie, né estranee al contesto, né contraddittorie, né ha mai risposto in
modo evasivo.
Nelle sue risposte sono assenti le ripetizioni, le pause e
le domande, tutti espedienti che i colpevoli usano per prendere tempo per
cercare di costruire risposte non incriminanti.
Mingrone non si è esibito in convenevoli, al contrario, ha
lasciato intendere al carabiniere di essere irritato con lui, mostrando di non
temere di inimicarselo.
In sintesi, le tre telefonate di Bernando Mingrone provano
la sua estraneità ai fatti e sono un esempio straordinario di una sincera
richiesta di soccorso.

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